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Tasse, così la Commissione europea sta per aumentare l'Iva per l'Italia

Giovanni Ruggiero
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Non è uno sconto, purtroppo, quello che si sta prospettando a Bruxelles sui conti pubblici italiani, ma una vera e propria trappola per le tasche dei contribuenti. Che potrebbe far scattare una tagliola da oltre 12 miliardi di tasse già dal 2019. Qualche giorno fa la Commissione Ue, tra sorrisi ed espressioni rassicuranti, ha comunicato all' Italia che per la formazione del governo non c' è alcuna fretta. Certo, ci sarebbe una correzione dello 0,2% di deficit che manca, circa 3,4 miliardi, ma i conti veri si faranno a maggio, con le previsioni di primavera, e in ogni caso non c' è bisogno che se ne occupi l' esecutivo uscente, intervenendo sul Documento di economia e finanza da presentare entro il 10 aprile. È una questione, hanno lasciato intendere gli euroburocrati, che si potrà anche affrontare a settembre con la nota di aggiornamento al Def. QUADRO TENDENZIALE La versione non è cambiata ieri all' Eurogruppo. Al termine di un bilaterale con il vicepresidente della Commissione, il "falco" Valdis Dombrovskis, il ministro dell' Economia in carica, Pier Carlo Padoan, ha confermato che «da parte del governo uscente non ci saranno ipotesi programmatiche». L' esecutivo si limiterà a definire «il quadro tendenziale, che comprende gli aggiornamenti in base alle variabili esogene dell' economia mondiale e alle nuove proiezioni del pil della finanza pubblica». In altre parole, il Def non cambierà una virgola dei progetti di politica economica, non introdurrà nuove tasse, non taglierà quelle vecchie. L' Europa, nel frattempo, chiuderà un occhio. «Ci sono stati casi di altri Paesi in cui si è atteso l' arrivo di un nuovo governo prima di esprimere un giudizio definitivo», ha assicurato Padoan, «e mi sembra che da parte della Commissione ci siano tutti gli estremi per facilitare questa transizione». Cortesia istituzionale? Paternalismo europeista? Tutt' altro. Il trucco è nascosto nella formula tecnica «politiche invariate» a cui Bruxelles vincola la sua tregua sui conti. In sintesi, il governo può anche evitare correzioni di bilancio, purché non modifichi gli impegni presi in precedenza. Ed ecco svelati i motivi della generosità di Bruxelles: tra gli impegni sottoscritti dal governo Gentiloni nell' ultima legge di stabilità, al di là delle chiacchiere, c' è anche quello di applicare le clausole di salvaguardia sopravvissute alla sterilizzazione, limitata al solo 2018. Ciò significa che, lasciando tutto com' è, dal 2019 scatteranno aumenti automatici dell' Iva che porteranno nelle casse dello Stato 12,4 miliardi il primo anno, 19,2 il secondo e 19,5 a partire dal terzo. STANGATA SUI POVERI Si tratta di una bordata, hanno calcolato ieri numerose associazioni, che nel triennio abbatterà i consumi di circa 23 miliardi (Confesercenti), peserà per 791 euro a famiglia (Codacons) e colpirà soprattutto le fasce più povere (Coldiretti). Nulla di drammatico per l' Europa, che da tempo insiste sulla necessità di spostare il peso del fisco dalle persone alle cose, aumentando la tassazione indiretta, e che ora tifa evidentemente per uno stallo politico più lungo possibile, che farebbe andare in porto gli auspicati aumenti dell' Iva. A metterci il carico, ieri, ci ha pensato Bankitalia. «La sfida», ha detto il vicedg Luigi Federico Signorini, «è analoga a quella affrontata negli anni Novanta. Si tratta di rimettere mano a quel risanamento della finanza pubblica che fu ottenuto allora con decisione». Il riferimento è alla manovra lacrime sangue e patrimoniale del 1996, varata da Prodi e Ciampi nel nome dell' Europa. Tradotto: tasse, tasse e ancora tasse. di Sandro Iacometti

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