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Danske Bank, oligarchi vicini a Vladimir Putin coinvolti nel riciclaggio di denaro sporco

Caterina Spinelli
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Uno scandalo di riciclaggio ha travolto la Danske Bank, la maggior banca danese. Peccato che in mezzo ci sarebbero persone legate al presidente russo Vladimir Putin, accusate di aver riciclato denaro sporco attraverso la filiale estone. A riferirlo è il Wall Street Journal. Lo scandalo nato all'inizio del 2018 ha provocato le dimissioni dell'amministratore delegato Thomas Borgen, che, investito dal pressing mediatico e politico, ha riferito: "È nell'interesse di tutti che io ceda il mio posto". Leggi anche: Russia e Cina spaventano la Nato, ecco cosa hanno fatto Nonostante lo sviluppo e l'ammodernamento che negli ultimi anni Estonia, Lettonia e Lituania stanno perseguendo per integrarsi nel mondo occidentale, i tre paesi non riescono ancora a liberarsi degli oligarchi russi (spesso amici del presidente) e degli interessi di questi nel voler conservare nei loro territori una presenza economico - finanziaria. A far emergere la situazione, un'inchiesta indipendente avviata proprio a causa delle denunce mediatiche dei Paesi, che hanno scoperto un riciclaggio di denaro sporco pari a 200 miliardi di dollari, nell'arco di tempo che va dal 2007 al 2015.  Leggi anche: Vladimir Putin ha scovato i promotori del caso Skripal Merito - sempre secondo il quotidiano americano - anche delle ricerche di Sergheij Magnitskij, l'avvocato arrestato in Russia per aver portato alla luce il più grande caso di corruzione legato al Ministero degli Interni. Magnitskij è stato poi trovato morto in carcere in circostanze alquanto sospette. Insomma, un rapporto tra Russia e stati baltici che si ripete: era il lontano 1940 quando l'Urss subordinò Estonia, Lettonia e Lituania a sua proprietà, invadendone i territori fino al 1991.   

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