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Spread, Giuseppe Conte si prepara al peggio: a salvare le banche potrebbero pensarci i fondi dormienti privati

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Caterina Spinelli
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Dopo l'analisi di Standard & Poor's, Palazzo Chigi sembra fiducioso, ma la situazione spread è sempre un interrogativo. Così - fa sapere Il Corriere della Sera - è lo stesso Giuseppe Conte a chiedere di preparare diversi scenari per essere pronti ad ogni eventualità. A dover essere maggiormente protette sono le banche italiane. Per questo sono state già abbozzate diverse misure dal ministro Giovanni Tria: se lo spread dovesse raggiungere livelli insostenibili, potrebbero essere applicate diverse ricapitalizzazioni con prestiti obbligazionari o con altri strumenti. Con o senza il consenso di Bruxelles - tiene a precisare l'esecutivo. A finanziare tali coperture potrebbero pensarci i fondi dormienti della Ragioneria generale dello Stato o, addirittura, quelli privati (depositi di denaro e strumenti finanziari in custodia sui quali non viene eseguita nessuna operazione da 10 anni da parte del titolare stesso o da delegati), che attualmente ammonterebbero a più di un miliardo di euro.  Leggi anche: Il governo alla prova: Salvini e Di Maio litigano per le banche Esistono poi altre simulazioni a costo zero, come l'attivazione di una garanzia dello Stato su tutti i depositi bancari, per 12 mesi Una misura, questa, che fu presa, senza poi usarla, da Tremonti, nel 2008. Nel ventaglio delle ipotesi contemplabili c'è anche la leva fiscale che prevede un piccolo cambiamento, come il prelievo sulle banche. Numerosi i monitoraggi e gli stress test effettuati da Bankitalia sugli istituti. La situazione più delicata è quella del Credito Valtellinese, che non reggerebbe a lungo con uno spread che supera i 370 punti base, mentre quella più solida è di Intesa Sanpaolo, che potrebbe addirittura reggere uno spread, ovviamente in modo provvisorio, di 820 punti base.

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