"Manovra recessiva", l'allarme dell'Ufficio Bilancio
Roma, 27 dic. (AdnKronos) - "Non vi è dubbio" che nel 2019 l'Italia corre il rischio di una recessione. "La possibilità c'è ma dire che già oggi siamo in recessione...". E' quanto dice il presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, Giuseppe Pisauro, in audizione nella commissione Bilancio della Camera. La manovra, aggiunge Pisauro, "è chiaramente recessiva nel 2020 e nel 2021" ma questo "lo dice anche il governo". La manovra, nella sua nuova versione "è comunque soggetta al rischio di una deviazione significativa rispetto a regole europee, inclusa la flessibilità per gli investimenti. Siamo sempre su crinale pericoloso". La stima di crescita per il 2019 contenuta nella manovra, aggiornata dal governo dopo il confronto con Bruxelles, "è accettabile" ma "vanno segnalati notevoli rischi al ribasso". SPESE E INVESTIMENTI - Le variazioni introdotte nell'iter parlamentare, ricorda l'Ufficio, hanno modificato la qualità della manovra "determinando un'inversione di segno nell'effetto netto complessivo sulla spesa per investimenti e contributi agli investimenti nel 2019: da un aumento di circa 1,4 miliardi inizialmente previsto si passa a una riduzione di circa un miliardo". Il raggiungimento del rapporto deficit/Pil nel biennio 2020-21 "è interamente affidato alle clausole di salvaguardia su Iva e accise, già significative nel testo iniziale del ddl di bilancio e ora ulteriormente aumentate (23,1 miliardi per il 2020 e 28,8 per il 2021)", si osserva. In assenza delle clausole il deficit "salirebbe al 3 per cento del Pil sia nel 2020 sia nel 2021". In pratica occorre segnalare "evidenti rischi sulla sostenibilità futura della finanza pubblica". PRESSIONE FISCALE - La pressione fiscale salirà al 42,4% nel 2019, al 42,8% nel 2020 e al 42,5% nel 2021. Le previsioni per il biennio 2020 e 2021 non tengono conto delle clausole di salvaguardia, che da sole incidono per l'1,5% l'anno. "Abbiamo provato a fare un calcolo semplice" ma, dando i numero così, "sembra una tombola". PIL - La stima del governo, precisa Pisauro, presenta "uno scostamento di 0,2 punti percentuali più elevata" rispetto a quella dell'Ufficio parlamentare di Bilancio, che fissa il Pil reale a una crescita dello 0,8% nel 2019. La dinamica del Pil nominale è invece "coerente". L'Upb considera "accettabili i quadri con divergenze sulla crescita, ma allineati sulle dinamiche nominali". La previsione del Mef per il 2019 è quindi "plausibile, pur presentando non trascurabili rischi di revisione al ribasso. Tali rischi risultano amplificati se si considerano le previsioni per il 2020 e il 2021".