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Superenalotto, il governo gioca d' azzardo sulla gara: i dubbi sul terzo incomodo dell'est

Gino Coala
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È una scommessa rischiosa quella che il governo sta facendo sul Superenalotto. Dopo una lunga serie di pareri, contropareri e valutazioni tecniche, per il rinnovo della concessione del popolarissimo concorso a totalizzatore nazionale, che in 21 anni di vita ha portato nelle casse dell' erario circa 21 miliardi, il Tesoro ha deciso di proseguire sulla strada della gara. Una scelta in controtendenza rispetto a quella fatta solo un anno e mezzo fa dal precedente esecutivo, che ha ritenuto più sicuro e conveniente riassegnare il servizio a Lottomatica. A poco sono servite le critiche del Consiglio di Stato, che ha acceso i riflettori su diversi punti traballanti del bando, non ultimo quello relativo ai requisiti di affidabilità, professionalità e idoneità morale del gestore, che nel caso delle concessioni del gioco sono assai stringenti. O le riflessioni sul ruolo strategico che il settore (circa 10 miliardi l' anno le entrate complessive) riveste per i conti pubblici, come dimostrato dall' ennesimo inasprimento del prelievo erariale su slot e Vlt disposto dal governo per finanziare una fetta non trascurabile dei provvedimenti voluti da Lega e M5S. Qualcuno ha anche fatto notare ai vertici di Palazzo Chigi che oggi intorno al Superenalotto e ai terminali per effettuare le giocate ruotano una serie di servizi al cittadino, che vanno dal pagamento delle bollette e dei ticket sanitari fino alla ricarica del telefonino e all' acquisto di biglietti per la metro, che rischierebbero di essere azzerati da un cambio di gestione pasticciato. La gara, però, è andata avanti lo stesso. E qualche settimana fa, oltre alle offerte dell' attuale concessionario Sisal e di Lottomatica, due player storici del settore dei giochi italiano, è spuntata anche quella di Sazka (attraverso Italian Gntn Holding). Nome non solo poco noto, ma praticamente sconosciuto nel nostro Paese. IL SODALIZIO In realtà, non è la prima volta che il gruppo ceco mette piede in Italia. Una sua controllata, Italian gaming holding, è presente (col 32%) nel raggruppamento Lottoitalia che nell' aprile del 2016 si è aggiudicato l' importante concessione del Lotto (che ha una raccolta di oltre 7 miliardi e produce circa 1,8 miliardi di gettito l' anno). Una cordata guidata al 61% da Lottomatica, che all' epoca si fece garante dell' operazione ed ebbe la meglio sulla concorrenza. E già qui nascono i primi problemi. Due dei tre duellanti che si contendono la concessione, infatti, ne gestiscono un' altra fianco a fianco. Situazione probabilmente legittima, visto che il governo ha accettato le tre offerte, ma che sembra fatta apposta per spianare la strada alla classica guerra di carte bollate che potrebbe congelare per anni la partita. Anche perché i rapporti tra Lottomatica e Sazka non si limitano al Lotto e all' Italia. Le due società collaborano fin dal 2013, quando è stato creato il consorzio che ha ottenuto il 33% delle lotterie pubbliche greche Opap (l' ad di Lottomatica Marco Sala è tuttora nel board come direttore non esecutivo). E il sodalizio si è riproposto anche nel 2014, in occasione dell' offerta per le lotterie turche, andate poi a NetSans-Hitay Consortium. INTOPPI Ma non è solo questo a lasciar presagire che il percorso scelto dal ministro Giovanni Tria sarà costellato di intoppi. Per chi segue il mondo dei giochi la compagine societaria che vuole sfilare il Superenalotto ai due gestori italiani, peraltro senza avere una rete sul territorio, è una vecchia conoscenza. Il gruppo, oltre ad essere presente in Repubblica Ceca, in Grecia e in Italia, opera anche a Cipro, in Austria, in Croazia, in Vietnam. E ora vuole sbarcare anche in Francia e in Gran Bretagna. Nei suoi tentativi di espansione, però, non sempre fila tutto liscio. In Austria, ad esempio, dove Sazka, dopo anni di sforzi, è riuscita a salire al 34% di Casinos Austria, colosso da 4 miliardi di fatturato, i cechi non fanno altro che litigare con il socio Novomatic, che con il suo 17% doveva consentirgli di prendere il controllo della società, ma che continua a votargli contro in assemblea. Cosa che fa anche il socio pubblico Obib (33%), impedendogli così di nominare i suoi amministratori e di avere la maggioranza nel board. La vicenda è stata portata davanti ad un arbitrato internazionale. Non poche grane sono scoppiate anche in Grecia, dove la privatizzazione delle lotterie è finita nel mirino della magistratura, senza, però, arrivare mai ad un vero e proprio processo. Stesso discorso a Cipro, dove il trattamento fiscale di Opap è arrivato fino alla Commissione europea. Chi conosce i due soci storici di Sazka assicura che le polemiche e le schermaglie legali non siano eventi così straordinari. Karl Komarek e Jiri Smejc sono due giovani imprenditori cechi che hanno costruito la loro fortuna sulle ceneri dell' ex impero sovietico. Il primo, sfruttando gli spazi creati dalle liberalizzazioni partite nel 1993, è diventato in pochi anni il terzo uomo più ricco della Repubblica Ceca, con un patrimonio che Bloomberg quantifica in 3,3 miliardi di dollari. Il suo gruppo KKCG ha un giro d' affari di oltre 5 miliardi e spazia dai giochi al turismo, dall' energia alle costruzioni, con attività in 18 Paesi. L' altro business principale di Komarek è quello del gas e del petrolio, gestito dalla controllata Moravské Naftové Doly (Mnd) e favorito dai buoni rapporti con la Russia di Putin e con il colosso Gazprom, da cui piovono le principali commesse. PRIVATIZZAZIONI Anche Smejc è partito dal basso ed è rapidamente diventato uno degli uomini più influenti del Paese. Dopo un inizio nel settore dei media è sbarcato nel mondo della finanza, entrando come azionista in Home Credit Group (di cui ancora oggi è presidente), società controllata da PPF Group, il fondo guidato da Petr Kellner (l' uomo più ricco del Paese) che per primo ha investito nel business delle privatizzazioni nella Repubblica Ceca, conquistando pezzo dopo pezzo tutte le attività strategiche prima gestite dallo Stato, dalle assicurazioni alle banche fino all' immobiliare. Nel 2012 Smejc fonda Emma Capital, gruppo di investimento specializzato in mercati esteri che insieme a KKCG controlla Sazka, altro gioiello pubblico messo sul mercato dopo le privatizzazioni e finito nel mirino di Kellner. Ricostruire nel dettaglio tutte le operazioni societarie che hanno portato Komarek e Smejc al controllo di Sazka rispettivamente con il 75 e il 25% è complicato. Ma i due soci poche settimane fa, con la gara del Superenalotto aperta, hanno messo in atto un riassetto che ha ridisegnato interamente l' azionariato, sancendo l' uscita di Emma Capital dalla società. «A seguito dell' operazione», si legge in una nota del fondo di metà marzo, «KKCG deterrà il 100% delle azioni del Gruppo Sazka e tutte le azioni che il gruppo detiene in Sazka Czech, Greek Opap, Lottoitalia e Casinos Austria». In cambio, Emma Capital «riceverà tutte le azioni della società di scommesse sportive croate SuperSport e una compensazione finanziaria di diverse centinaia di milioni di euro». di Sandro Iacometti

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