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Pensioni, il piano Pd per tagliare Quota 100: le mani sugli assegni, chi dovrà restare a lavoro

Giulio Bucchi
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Meglio sterilizzare l'aumento Iva che "salvare" Quota 100. Saranno le pensioni il primo punto da modificare nel programma di Pd e M5s, per ragioni di prospettiva futura (l'anticipo dell'uscita dal lavoro creerà scompensi economici tra qualche decennio) e immediata (servono fondi per la finanziaria d'autunno).   Leggi anche: Tito Boeri verso il Lavoro. Perché sarà lui "il ministro degli immigrati" Secondo Repubblica, il Pd studia la "modifica, non l'abolizione" della riforma pensionistica voluta da Matteo Salvini per superare la sciagurata legge Fornero. "Uno stop improvviso creerebbe gravi disparità tra lavoratori in condizioni simili, e potrebbe persino generare situazioni analoghe a quelle degli esodati", si legge. L'ipotesi più plausibile è dunque quella di stoppare la riforma tra un anno. "I destinatari di Quota 100 - è il ragionamento di Marco Leonardi, ex consigliere economico del governo Gentiloni - godono di un beneficio di circa 40mila euro, molto consistente. Certo non si può pensare di revocare la misura a chi ha già acquisito il diritto, anche se non l'ha ancora esercitato, o a chi ha già stipulato patti con l'azienda, ma pensare a una conclusione anticipata della misura significherebbe reperire 4 miliardi intervenendo su una platea molto ridotta, non più di 100-150 mila persone, a fronte di un intervento sull'Iva che, per quanto selettivo, sarebbe comunque regressivo, e colpirebbe fino a 40 milioni di persone".

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