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Auto elettrica già fuori moda? Per l'ambiente è meglio l'idrogeno

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Benedetta Vitetta
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Oltre a quelle legate all'emergenza sanitaria, tra le parole che ricorderemo di questo 2020 ci saranno sostenibilità, economia verde ma soprattutto idrogeno. La risorsa - completamente pulita visto che viene prodotta da fonti rinnovabili (eolico e solare) - che rivoluzionerà presto gran parte del nostro mondo. Anche quello dell'auto. Insomma quando ci sembrava di esserci quasi abituati alla transizione dai veicoli a benzina (sempre più puliti certo, ma pur sempre di benzina si tratta) a quelli elettrici, ecco farsi avanti l'ultima novità. 

Proprio l'idrogeno, nel giro di qualche anno, potrebbe lasciare definitivamente ai box persino le tanto citate auto elettriche. E c'è già chi ha persino fissato al 2025 la data del funerale delle vetture "silenziose": parliamo di Matthias Zink, Ceo Automotive presso il fornitore automobilistico e industriale tedesco Schaeffler: «Anche tra cinque anni, le auto elettriche non saranno competitive in termini di prezzo coi tradizionali veicoli a combustione. Oggi le crescenti vendite sono dovute per lo più agli incentivi». Ed è lo stesso manager a spronare politici a non concentrarsi troppo sull'elettromobilità a scapito di altre tecnologie di trazione basate sugli e-fuels e idrogeno: «Ci vuole molto tempo» ha precisato, «per ridurre le emissioni di CO 2 puntando solo sui nuovi veicoli elettrici».

A differenza di quelle elettriche, le auto a idrogeno hanno già notevoli vantaggi competitivi: dalla velocità di rifornimento - 4-5 minuti per un pieno da mille km - all'essere completamente pulite. Tra gli svantaggi, (che però non hanno impedito a colossi come Honda, Toyota e Gm di lavorare già a diversi modelli) il fatto che un motore a idrogeno oggi costa molto più di uno elettrico e che il prezzo dell'idrogeno è ancora elevato. Ma ora tutto può cambiare visto che proprio l'idrogeno è il settore al centro delle politiche energetiche della Ue che si è data l'obiettivo della neutralità carbonica (emissioni zero) entro il 2050. Non è quindi un caso se gran parte dei progetti (anche quelli italiani) legati al Recovery Fund puntino su questa risorsa. 

Così come non è certo una coincidenza la corsa dei grandi gruppi industriali energetici mondiali a scommettere ed investire sull'idrogeno che da qui ai prossimi anni godrà di finanziamenti pubblici che sfioreranno i 500 miliardi. Proprio ieri, ad esempio, 7 grandi aziende leader mondiali hanno annunciato la creazione di un consorzio (Green Hydrogen Catapult) che punta ad accelerare la scala e la produzione di idrogeno verde di circa 50 volte nei prossimi sei anni e contribuire a decarbonizzare alcuni dei settori a più elevate emissioni di CO2. L'iniziativa vede protagonista anche l'italiana Snam. Nelle intenzioni del consorzio c'è anche il dimezzamento gli attuali costi dell'idrogeno, portandoli sotto i 2 dollari al kg. Prezzo che rappresenterebbe il punto di svolta per renderlo ideale per vari settori - dalla produzione di acciaio a quella di fertilizzanti, dalla generazione elettrica fino alla navigazione. 

Sempre Snam, pochi giorni prima aveva ufficializzato l'avvio di progetti legati ai treni green d'intesa con Fs e Alstom. Ed è merito dell'idrogeno se per la prima volta lEni ed Enel collaboreranno per sviluppare elettrolizzatori. Anche Edison si è messa in mostra grazie all'efficientissima super turbina Monte Bianco, realizzata da Ansaldo per l'impianto di Marghera (Ve): sarà alimentata da a gas metano e da una rivoluzionaria miscela a base di metano e idrogeno. Si stima che l'idrogeno possa coprire fino al 25% della domanda energetica mondiale entro il 2050 diventando un mercato da 10 trilioni di dollari. Solo in Italia potrebbe avere un impatto sul Pil fino a 40 miliardi al 2050 e creare circa 500mila nuovi posti di lavoro.

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