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Redditi, al Sud crescono più che al Nord: ecco gli effetti della mancata autonomia

Giuliano Zulin
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Ci sono due docenti universitari, Andrea Giovanardi e Dario Stevanato, che hanno scritto un libro dal titolo "Autonomia, differenziazione, responsabilità", edito da Marsilio. Il primo insegna diritto tributario all'università di Trento, il secondo è ordinario della medesima materia nell'ateneo di Trieste. Entrambi i prof fanno parte della commissione veneta che tratta per avere l'autonomia da Roma, secondo quanto previsto dalla Costituzione. Riepiloghiamo un attimo: nell'ottobre 2017 i cittadini di Veneto e Lombardia andarono a votare un referendum per ottenere più compentenze, e più risorse, nel proprio territorio. Il famoso regionalismo differenziato, sancito da una modifica alla Carta introdotta dalla sinistra nel 2000 ma per ora rimasta lettera morta. 

 

Anche la trattativa fra Venezia-Milano e Roma è ancora lettera morta. Il primo governo Conte ha preso in giro i leghisti e alla fine ha bloccato l'autonomia, il secondo esecutivo guidato dall'avvocato di origine foggiana ha proprio messo nel cassetto la riforma e gettato la chiave. In estate il ministro per gli Affari Regionali, Boccia, aveva promesso che entro settembre il regionalismo sarebbe stato approvato. Non credeva nemmeno lui a quello che diceva, infatti l'argomento è sparito completamente dai radar. 

 

Però ogni anno - come ricordano nel loro libro Giovanardi e Stevanato - il Nord (già, perché anche l'Emilia Romagna, la Liguria e il Piemonte hanno chiesto l'autonomia) regala 50 miliardi alle otto regioni del Centro-Sud. Trattasi del famoso residuo fiscale, ovvero la differenza tra quante tasse produci e quanta investimenti e spesa pubblici ricevi. Ecco, come ricordava ieri Luca Romano sul Corriere del Veneto, dal 2001 - anno dell'entrata in vigore della modifica costituzionale in senso regionalistico - al 2017 - quando si tenne il referendum autonomistico - le regioni che chiedono maggiori risorse e competenze, ovvero Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, hanno "donato" la bellezza di 670 miliardi alle otto "sorelle" del Sud. 

Una cifra pazzesca, al cui confronto i vari Recovery fund o prestiti europei sono nulla. La cosa peggiore però è un'altra: in quasi un ventennio il reddito delle famiglie consumatrici al Nord è aumentato del 24%, mentre nel Mezzogiorno è salito del 31%. Capite? Imprenditori e lavoratori settentrionali hanno fatto un favore al Meridione, ottenendo in cambio tagli alla sanità (e gli effetti li abbiano notati in questi mesi) e una diminuzione del potere d'acquisto. Ora il governo, per vaccinare tutti, chiede aiuto alle Regioni, a Zaia & C. Quando si ricorderà di rispettare la democrazia (cioè l'esito referendario) e metterà fine a un'ingiustizia nazionale? Non vorremmo che per salvare il Sud, rovinassimo del tutto il Nord. 

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