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Made in Italy, sì della Camera

all'etichettatura obbligatoria

Eleonora Crisafulli
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Con 543 voti a favore, un no e due astenuti, la Camera ha approvato quasi all'unaminità il disegno di legge che consente di usare l'etichetta «Made in Italy» per i prodotti tessili, calzaturieri e di pelletteria realizzati prevalentemente in Italia. Il testo proseguirà il suo iter, passando al Senato per l'approvazione definitiva. Il disegno di legge stabilisce: «Nell'etichetta dei prodotti finiti e intermedi l'impresa produttrice deve fornire in modo chiaro e sintetico informazioni specifiche sulla conformità dei processi di lavorazione alle norme vigenti in materia di lavoro, sulla certificazione di igiene e di sicurezza dei prodotti, sull'esclusione dell'impiego di minori nella produzione, sul rispetto della normativa europea e sul rispetto degli accordi internazionali in materia ambientale. L'impiego della denominazione “Made in Italy” è permesso esclusivamente per prodotti finiti per i quali le fasi di lavorazione hanno avuto luogo prevalentemente nel territorio nazionale ed in particolare se almeno due delle fasi di lavorazione sono state eseguite nel territorio medesimo e se per le rimanenti fasi è verificabile la tracciabilità». Uno dei due astenuti, Adolfo Urso, viceministro allo Sviluppo Economico con delega al Commercio Estero, ha commentato:  «Questa legge ci darà più forza in sede europea per convincere i paesi partner a varare il nuovo regolamento sull'etichettatura obbligatoria e, quindi, a tutela del made in Italy che il governo italiano è riuscito ad imporre nell'agenda comunitaria. Il testo approvato dalla Camera è chiaramente una bandiera, un'affermazione di principio, che legiferando su materia comunitaria può essere sottoposto ad infrazione: per questo in nome del governo mi sono rimesso all'aula, sottolineando come il parlamento è comunque sovrano». Urso avverte: «La soluzione del problema è però solo in Europa e, in quella sede, porteremo la volontà comune del parlamento italiano, affinché siano tutelati i consumatori, le imprese e il lavoro italiano ed europeo». Il firmatario del provvedimento, Marco Reguzzoni, vicepresidente dei deputati della Lega Nord, ha aggiunto: «È una legge che in tanti, e da tanti anni, richiedono, ma solo oggi ci sono le condizioni per ottenerla con un consenso ampio. La produzione e la commercializzazione di tessuti di qualità sono da sempre un vanto della nostra economia e del nostro tessuto produttivo. Dagli albori della storia il nostro Paese è sempre stato all'avanguardia nel selezionare le migliori materie prime, nell'elaborare metodi nuovi di creazione, tintura, lavorazione. Oggi rischiamo di compromettere quest'immagine, che è uno dei nostri punti di forza. Rischiamo di vedere prodotti di bassa qualità e di dubbia provenienza spacciati come prodotti tipici delle capacità artigianali del nostro settore industriale. In tal modo rischiamo anche di mettere a repentaglio la salute dei nostri cittadini, che sono abituati a confidare nella qualità del nostro prodotto tessile. E rischiamo infine di vedere irrimediabilmente danneggiata la nostra immagine nel mondo. La proposta di legge che abbiamo approvato dà una risposta a queste preoccupazioni, introducendo un sistema di tracciabilità». Reguzzoni ha sottolineato: «L'etichetta non dirà più dove è stata fatta l'ultima lavorazione, ma dove effettivamente è stato fatto il prodotto. Noi consumatori avremo maggiori informazioni sulla qualità e sulla sicurezza dei prodotti acquistati. Potremo finalmente avere la possibilità di selezionare e indirizzare le nostre scelte verso prodotti di qualità, che rispettino la salute umana e l'ambiente. Dunque anzitutto una legge per tutelare i consumatori, ma che aiuta anche le nostre industrie in un momento di grave crisi. Salveremo un milione di posti di lavoro. L'etichettatura obbligatoria sui prodotti tessili, dell'abbigliamento, dell'arredo casa, delle calzature e della pelletteria non sarà più semplicemente un obbligo doganale, ma dirà a chi acquista dove è stato fatto il prodotto».

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