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Redditometro, ecco il modulo per fermare l'accertamento: l'arma contro il Fisco che vuole rovinarti la vita

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"Corsi e ricorsi", è uno dei pensieri più noti elaborati dal filosofo Giambattista Vico. Questo è stato probabilmente anche il ragionamento del Fisco, che ha deciso di ripartire dal redditometro, lì dove si era fermata nel lontano 2018, ai tempi dell'allora governo giallo-verde. L'intento di Lega e 5Stelle era originariamente quello di mettere a punto un nuovo strumento che accertasse i redditi dei cittadini, in modo da contrastare l'altissima evasione fiscale che vige in Italia. Lo strumento era stato introdotto per misurare la capacità di spesa delle famiglie e, dopo tre anni di stop, tornerà ora operativo per gli accertamenti a partire dal periodo d'imposta 2016. 

L'obiettivo dello strumento a disposizione del Fisco è quello di calcolare in modo preciso la capacità contributiva dei cittadini e, ove necessario, far scattare controlli in presenza di uno scostamento che supera il 20% tra redditi dichiarati e ricostruiti. L'intento del Fisco è quello di sfruttare al meglio le potenzialità nascoste della Superanagrafe dei conti correnti. Sono cinque i punti chiave sui quali poter fare affidamento: il saldo a inizio e fine anno, la somma dei movimenti in entrata e in uscito e la giacenza media. In questo modo dovrebbe essere più facile per il Fisco individuare i flussi di denaro cosiddetti in "nero". 

 

 

Nel caso dell'esercizio d'impresa, i prelievi in oggetto passibili di un eventuale controllo sono quelli il cui importo supera i mille euro giornalieri o i cinquemila mensili. Per i privati cittadini invece, i limiti sono stabiliti dai regolamenti dei singoli Istituti di credito. In generale, i limiti ai prelievi oscillano dai 500 ai mille euro giornalieri e dai duemila ai tremila mensili. In caso di operazioni di importo maggiore di quanto previsto dalla banca, l'Istituto di credito non potrà congelare il prelievo, ma potrà chiedere chiarimenti sulla sua natura e le finalità del correntista. La banca potrà poi decidere se inviare o meno la pratica all'Unità di Informazione Finanziaria (UIF). 

 

 

L'Agenzia delle Entrate potrà quindi chiedere ai contribuenti di presentarsi per un contraddittorio e chiedere delucidazioni riguardo a un dato reddito. In caso di anomalie riscontrate dall'accertatore, quest'ultimo potrà decidere se confermare o annullare le sanzioni previste. Le sanzioni. se versate entro 15 giorni dalla notifica dell'accertamento, daranno diritto ad una riduzione del 50%: il contribuente potrà tuttavia decidere di non pagare e produrre una documentazione aggiuntiva per agevolare gli accertamenti dell'Agenzia delle Entrate. 

Per essere una mossa avanti al Fisco, ogni contribuente può accertare i propri dati e le informazioni che lo concernono e che sono raccolte nelle banche dati dell'anagrafe tributaria, grazie alla legge 7 agosto 1990 n.241. e successive modificazioni ed integrazioni. Basta consultare lo schema illustrativo sul sito dell'Agenzia delle Entrate in conformità alle disposizioni in materia di accesso documentale, accesso civico semplice e accesso civico generalizzato. In questo modo, il contribuente privato potrà ricostruire tutti i dati di origine tributaria, necessari per stabilire il reddito complessivo. Come richiedere l'istanza? Come riporta Italia Oggi, le modalità sono due: in via informare e in via formale. La seconda opzione rappresenta il modo migliore e richiede semplicemente la compilazione del modulo dell'AdE (Qui il modulo). 

 

 

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