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Bollette, dopo la batosta di ottobre il massacro: di quanto aumentano ancora, cifre insostenibili

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Tobia De Stefano
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Vi immaginate la vita con il petrolio che schizza a 150-200 dollari al barile e la benzina che arriva a quattro euro al litro? Per molti sarebbe un inferno, per pochi una manna, ma quel che conta è che non parliamo più di un'ipotesi da studiare solo sui manuali di scuola, ma di una prospettiva che gli analisti stanno mettendo a fuoco dopo il recente rally dei prezzi dell'oro nero. Anche ieri il Wti è arrivato ai massimi dal 2014 toccando quota 83.08 dollari al barile, mentre il Brent ha segnato un ulteriore rialzo sopra gli 85 dollari. Il super-petrolio viene ipotizzato da Alberto Clò, docente di Economia applicata presso l'Università di Bologna, ex ministro dell'Industria (95-96 governo Dini) e direttore della rivista Energia.

 

 

 

 

In un articolo pubblicato su RivistaEnergia.it (ilblog del trimestrale) il professore spiega perché il petrolio sta crescendo e continuerà a crescere sia nel breve che nel medio termine. All'origine c'è lo spread tra la domanda di greggio che continua ad aumentare («la Cina è disposta a comprare petrolio, gas e carbone a qualsiasi prezzo pur di risolvere la crisi energetica che l'attanaglia»), e l'offerta che ristagna («L'Opec ha confermato che immetterà sul mercato ogni mese non più di 400.000 barili al giorno»). Un circolo vizioso che ha rafforzato la pressione al rialzo dei prezzi e il conseguente aumento dei profitti dei paesi produttori. Il problema è Bruxelles, la parte debole dell'ingranaggio che non fa nulla per proteggersi ed è convinta che la svolta green possa risolvere tutto. «Queste decisioni- continua l'ex ministro- non hanno suscitato preoccupazioni in un'Europa illusa che del petrolio e del metano si farà presto a meno...».

 

 

 

 

E il bello deve ancora venire. In un futuro neanche troppo lontano (2-3 anni) si ricominceranno a sentire gli effetti nefasti della riduzione degli investimenti sui nuovi giacimenti imposta dalla transizione energetica. «Se la domanda dovesse proseguire nella sua crescita - conclude l'articolo del professore- sarebbe inevitabile un impatto sui prezzi con livelli che alcune banche di affari proiettano sino a 150-200 dollari al barile. Detto altrimenti, verso i 4 euro al litro della nostra benzina». Pensavate di aver fatto il pieno per le cattive notizie di giornata? Vi sbagliavate. Stefano Besseghini, il presidente di Arera, l'authority indipendente del settore, ha messo nero su bianco quello che un po' tutti temevamo. Nei primi mesi del 2022 ci sarà un'altra mazzata sulle nostre bollette. Non è un previsione, ma una lettura «delle attuali quotazioni del gas naturale che nel trimestre iniziale del 2022 sono circa doppie di quelle utilizzate per lo scorso aggiornamento». Visto che in Italia i prezzi dell'energia elettrica seguono i corsi del mercato del gas naturale e di quello dei permessi di emissione, non siamo messi proprio bene. «Le quotazioni di questi giorniha sottolineato il numero uno dell'authority - vedono prezzi medi superiori ai 200 euro/MWh per tutto il periodo invernale, per poi scendere intorno ai 100 euro/MWh a partire dal mesedi aprile del 2022».

In soldoni, ad ottobre le fatture di luce e gas sono aumentate rispettivamente del 29,8 del 14,4% e solo grazie ai tre miliardi stanziati del governo è stato possibile evitare un più 50%. Nei prossimi due trimestri (bollette del primo gennaio e del primo aprile) possiamo aspettarci un andamento simile. Ma se Draghi non ci mette un'altra pezza - da 6 miliardi - andrà peggio. Cosa fare? L'Arera segnala che nel 2022 il supporto alle fonti rinnovabili potrebbe pesare per una decina di miliardi e sottolinea la necessità di finanziare con fondi pubblici gli oneri generali non legati al sistema energetico, per esempio il bonus per le famiglie disagiate.

Il problema è che anche queste mosse così come l'ulteriore miliardo che il governo potrebbe stanziare nella manovra non bastano. Servono interventi strutturali. «In relazione ai prezzi della CO2- ha osservato Besseghini - si rileva che lo scorso 14 luglio la commissione Europea ha presentato il pacchetto di misure "Fit for 55" per ridurre entro il 2030 le emissioni di gas effetto serra di almeno il 55% rispetto al 1990... Ciò ha determinato un rialzo dei prezzi per i permessi emissivi di anidride carbonica...». Di questo passo la transizione energetica diventerà un bagno di sangue.

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