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Mps, nuovo salvataggio del Pd: "Nessun limite di spesa". Il cavillo, colpo di mano nottetempo del piddino

Nino Sunseri
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Con un blitz nella notte il Pd costruisce un altro argine per puntellare le fragilità di Mps. A pagare, naturalmente sarà la platea di tutti i contribuenti considerando che il Tesoro dovrà farsi carico di altri 15 miliardi di finanziamenti finiti male a causa della sciagurata gestione del gruppo senese. A intervenire sarà Amco, la società pubblica incaricata di pulire i bilanci delle banche. Si occupa del recupero crediti dopo aver acquistato in saldo i prestiti non rimborsati. In ogni caso il conto delle perdite, viene saldato dallo Stato. Il blitz ha preso le forme di un emendamento al decreto fiscale presentato dal responsabile economico dei dem, Antonio Misiani. La modifica è stata approvata nella notte del primo dicembre dalle commissioni Finanze e Lavoro del Senato. Ora c'è il passaggio in aula. Certo per i partiti del centrodestra che stanno in maggioranza approvare questo provvedimento potrebbe rappresentare un problema. Si tratta, infatti, di un bel regalo agli eredi del vecchio Pci. L'emendamento costruisce un cappotto di cemento intorno alla discarica in cui finiranno i crediti marci della banca. Un po' come accaduto a Chernobyl. Tutto sepolto. Le uniche chiavi saranno in mano a Marina Natale in quanto responsabile di Amco. Mani fidate. A nominarla, nel 2017 era stato il governo Gentiloni dopo una carriera in Unicredit il cui presidente è Piercarlo Padoan. Prima ancora la direzione generale era affidata a Pietro Modiano, marito di Barbara Pollastrini, ex ministro e vice presidente del Partito democratico.

 

 

 

NIENTE VINCOLI

Per fare il salvataggio salteranno tutti i vincoli che ancoravano la finanziaria alle regole delle società pubbliche. Un modo per seppellire la discarica di Mps e l'identità degli insolventi. L'emendamento di Misiani consente ad Amco, pur essendo interamente controllata dal ministero dell'Economia, di uscire per i prossimi quattro anni dal perimetro della pubblica amministrazione. Vuol dire che i controlli diventeranno meno forti e le procedure assolutamente elastiche. Nessun rischio, per i dirigenti, di essere chiamati a rispondere dell'uso inappropriato di risorse pubbliche. Un bel salvagente considerato che Amco alla fine del primo semestre ha registrato un debito netto di 3,2 miliardi e nella relazione scrive che le incertezze del periodo, insieme ad eventuali misure di sostegno disposte dal governo, «potrebbero avere impatti sui recuperi futuri del gruppo e, di riflesso, sulla sua redditività».

 

 

 

Amco è un problema anche per gli altri operatori del settore. L'aveva detto chiaramente l'anno scorso Luciano Colombini, ex amministratore delegato di Banca Ifis che, con capitali privati (l'istituto è controllato dalla famiglia Furstenberg) si occupa di recupero crediti. Colombini, in audizione alla commissione banche presieduta da Carla Ruocco aveva detto: «Amco è un ibrido che distorce il mercato». Quando si presenta alle gare «tutti gli altri spariscono perché c'è un 20% di prezzo in più assolutamente ingiustificato». Con l'emendamento Misiani il vantaggio crescerà ancora. Proprio mentre ci sarà da gestire la valanga di insolvenze provocate dal Covid. 

 

 

 

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