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Ucraina, la guerra costa 2mila euro a famiglia: la stangata agli italiani spiegata punto per punto

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Pietro De Leo
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Aggravi di costi, portafoglio che si svuota e ripercussioni irreversibili. È un quadro generale molto complicato quello ricavato dalle stime della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo sulle conseguenze economiche della crisi in Ucraina. A partire dalle famiglie. Per loro, l'«onere aggiuntivo» economico derivante da tutto questo sarà di circa duemila euro. Una cifra media, che vede come estremi l'esborso di 2.495 euro per le fasce più ricche e di 1.462 in capo a quelle più povere. Ovviamente, con ricadute diverse. Mentre, spiega lo studio, «le famiglie più abbienti potranno assorbire i maggiori costi attingendo alla propria quota dei risparmi, cosa che potranno fare con molta più difficoltà le famiglie a più basso reddito che- in assenza di politiche di supporto- saranno spinte a consumare di meno». Così come, a differenza della fascia di reddito, «subiranno l'impatto dell'aumento dei costi energetici e dei beni alimentari in maniera differenziata». Lo studio rileva che «la spesa in beni alimentari ed energia elettrica e gas incide per il 35% sulla spesa totale» del segmento più povero, a fronte «del 25% per le famiglie a reddito più alto». In evidenza, poi, la dinamica consequenziale degli aumenti. «Si stima- si legge ancorache l'indice dei prezzi relativo a elettricità, gas e altri carburanti per riscaldamento registri quest' anno un incremento del 57% rispetto al 2021, e dell'83% rispetto al 2020».

 

 

 

DISUGUAGLIANZE

I rincari di petrolio e gas naturale, a loro volta, stanno avendo importanti ricadute inflattive sui prezzi di altri beni, a cominciare dai generi alimentari, che potrebbero registrare rialzi medi del 7-8% nel 2022. È l'evidente effetto dell'abbattersi dei rincari energetici sulle filiere agroalimentari, i cui dolorosi contraccolpi erano state paventati dalle associazioni d'impresa già prima della guerra in Ucraina, quando la crescita delle bollette era già significativa. Il risultato di tutto questo, purtroppo, sarà il peggioramento «delle diseguaglianze sociali», con il rischio di «allargamento dell'area del disagio e della povertà».

 

 

 

188 MILIARDI

Le stime dell'analisi di Intesa-Sanpaolo, poi, si concentrano anche sulle imprese e il timore è quello di una stangata in arrivo. Per loro, la maggiore spesa per l'acquisto di beni e servizi è stimata in «188 miliardi di euro rispetto a prima della guerra». Anche a livello di Pil, peraltro, si prevede una flessione, «dal 4,3% verso il 3%», (dunque più o meno in linea con quanto preventivato dal governo nel Def). In questo quadro, le imprese subiranno «una contrazione del proprio margine operativo lordo». Si tratta di un indice da cui si ricava la capacità di un'azienda di creare margini di guadagno. Ebbene, il rapporto tra questo margine e il fatturato dovrebbe passare dal 9,1% all'8,6. Uno degli aspetti più negativi di tutto questo, poi, riguarda trend del costo dell'energia. «Si prevede che l'aumento del costo dell'energia sarà strutturale», si legge nel documento, «e difficilmente si tornerà ai prezzi precedenti la guerra. Le imprese dovranno quindi mettere in cantiere investimenti per ridurre la propria dipendenza energetica, soprattutto per quelle operanti nei settori più energivori, come il trasporto, le costruzioni e la chimica». Di fatto, una situazione da cui non si tornerà indietro. 

 

 

 

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