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Gas, lo compriamo dall'Algeria e finanziamo Putin: l'autogol di Draghi si chiama Sonatrach

Tommaso Lorenzini
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Quando gli effetti della catastrofe ucraina sono stati evidenti, i nostri governanti hanno iniziato a "annusare" l'aria per capire dove pescare quel gas che tiene in piedi l'Italia (case al caldo, energia, fabbriche e attività in funzione) e l'occhio è caduto sulla vicina Algeria. Tant' è vero che, a stretto giro di posta, Mario Draghi e Luigi Di Maio sono riusciti a concludere un nuovo accordo a lungo termine con Algeri. I numeri sono noti, arriveranno tre miliardi di metri cubi di gas in più entro il 2022 e sei miliardi l'anno prossimo: tre di gas e tre di Gnl (Gas natuale liquefatto), per un totale di nove. Dal 2024 avremo poi nove miliardi di fornitura costante: si tratta di circa un terzo della quota italiana annuale importata dalla Russia, l'obiettivo è la sua sostituzione progressiva e questo è un primo passo. Eppure, se il gas russo esce dalla porta rientrerà dalla finestra.

 

 

Sonatrach, azienda petrolifera di Stato algerina, e Gazprom, gigante energetico russo che fa capo al Cremlino, lo scorso febbraio hanno infatti stretto un accordo per attivare a partire dal 2025 lo sfruttamento di due giacimenti nel territorio di El Assel. Come riportava Energies Media, nel bacino di Berkine la perforazione riguarderà 24 pozzi «e la costruzione di un'unità di trattamento per la produzione di gas naturale, condensato e Gpl che sarà trasportato attraverso la rete di trasmissione esistente della società nazionale». Gazprom possiede il 49% contro il 51% di Sonatrach nella gestione esplorativa e di sfruttamento della regione di El Assel, situazione pressoché paritaria che ribadisce gli storici, ottimi rapporti fra Russia e Algeria (sempre "contro" alle risoluzioni anti-Mosca dell'Onu) e che spiega come mai il governo guidato da Abdelmadjid Tebboune abbia serenamente smentito gli analisti di Bloomberg che, poche settimane fa, davano per difficile l'ok a maggiori forniture all'Italia per via dei nostri deteriorati rapporti con Mosca. 

 

 

Oggi quella sul gas algerino assomiglia a una partita di giro: non lo pagheremo in rubli, arriverà da Sud e non da Est, ma "profumerà" pur sempre di Russia, alla faccia delle sanzioni e dei voltafaccia. Vladimir Putin, nel 2006, ha annunciato la cancellazione del debito algerino verso Mosca (4,7 miliardi di dollari) e un contratto da 7,5 miliardi per la vendita di armi, confermando le già abbondanti forniture del passato; un anno fa Algeri ha comprato 14 caccia Su-34; dagli Anni '60 in poi Mosca ha costruito in Algeria centrali termiche, impianti metallurgici, gasdotti, oggi si parla pure di un impianto nucleare.

 

 

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