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Flat Tax, la balla del "conto alla romana": come funziona davvero

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Si fa un gran parlare della flat tax in questi giorni di campagna elettorale agostana. Tale misura è uno dei principali cavalli di battaglia della Lega di Matteo Salvini, ma è stata proposta anche da Forza Italia, seppur con modalità diverse. Quella del partito di Silvio Berlusconi costerebbe infatti circa 30 miliardi all’anno, mentre quella del Carroccio addirittura di più, attorno ai 50 miliardi.

 

 

Come trovare questi soldi sarà poi da vedere, ma la proposta della Lega è chiara: se per i lavoratori autonomi la flat tax è già in vigore grazie al regime forfettario che il alcuni casi consente di pagare un’imposta del 5%, l’intenzione di Salvini è di estenderla anche ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, puntando a un’imposta del 15% per tutti. La principale critica che viene rivolta alla Lega è che così la tassa equivarrebbe al “pagamento alla romana” e andrebbe tutta a vantaggio dei più ricchi. In realtà la proposta del Carroccio prevede anche delle aliquote, in modo tale che i redditi più alti paghino comunque di più rispetto agli altri.

 

 

D’altronde tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in base alla loro capacità contributiva: i criteri di progressività sono contenuti nell’articolo 53 della Costituzione. Al momento le aliquote in vigore sono le seguenti: 23% fino a 15mila euro; 25% oltre 15mila e fino a 28mila euro; 35% oltre 28mila e fino a 50mila euro; 43% oltre 50mila euro.

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