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Flat tax, la riforma si sostiene da sola: come funziona e chi ci guadagna

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Francesco Manfredi
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Il populismo dei migliori ha impugnato una nuova bandiera: la lotta alla riforma fiscale basata sulla flat tax in nome della giustizia sociale e della Costituzione. D'altronde, perché modificare un sistema opaco, iniquo, che permette (anzi, stimola) l'evasione e l'elusione fiscale? Non siamo forse nel Paese in cui "le tasse sono bellissime" e se qualche amico non le paga è ancora più bello?
Sull'etica della contribuzione alle spese dello Stato (e quindi sull'etica del rapporto tra Stato e cittadino), la cultura liberale ha sviluppato un dibattito ampio e storicizzato, basti pensare alla posizione sui limiti dell'azione finanziaria dello Stato di Ezio Vanoni: «Risponde a giustizia che i sacrifici richiesti siano mantenuti entro i limiti strettamente necessari per il conseguimento degli scopi di utilità sociale che la stessa si propone di raggiungere».
L'obiettivo di diminuire un carico fiscale tra i più alti in Europa è un obiettivo primario per il nuovo governo e, per raggiungerlo, serve un sistema più semplice, più trasparente, più equo.
La flat tax ha queste caratteristiche? È con ogni evidenza il sistema più semplice e più trasparente, perché semplifica e standardizza il processo di dichiarazione ed elimina buona parte delle oltre 70 categorie di detrazioni e deduzioni fiscali che generano ogni tipo di abuso.
Per quanto riguarda l'equità, collegata alla progressività e alla coerenza costituzionale, la proposta più strutturata di riforma, quella presentata dalla Lega, prevede un sistema fiscale articolato sul reddito ma anche sul numero dei membri del nucleo familiare, sulle condizioni di tali membri (contemplandosi casi specifici come quello dei portatori di disabilità), sul numero dei contribuenti all'interno del nucleo.

PROGRESSIVITÀ - Si può quindi sostenere, con ogni evidenza, che essa è equa nei rapporti tra cittadini perché garantisce la progressività e, quindi, la costituzionalità.
Altro tema oggetto di polemiche è la sostenibilità di un impianto che prevede a regime un'aliquota base del 15%.
Il progetto Siri-Salvini prevede tre fasi in un arco temporale di legislatura; il costo per arrivare alla seconda fase è di 13 miliardi. Dove si trovano? Circa 7 miliardi sono già stanziati dalla revisione IRPEF di Draghi, gli altri 6 si ottengono dalla diminuzione delle deduzioni e detrazioni fiscali, che, lo ricordo, assommano a circa 100 miliardi annui. A pieno regime la flat tax avrebbe altri strumenti di copertura, cito i principali: il dimezzamento dei 100 miliardi di deduzioni e detrazioni fiscali, un recupero di parte dei circa 110 miliardi di evasione ed elusione fiscale, un aumento della base imponibile come effetto del rilancio economico. Un meccanismo di questo tipo è in grado di supportare, infatti, una ripresa duratura dell'economia perché favorisce il rientro dei capitali trasferiti all'estero e disincentiva futuri trasferimenti, aumenta il numero di produttori di ricchezza come conseguenza del rientro di aziende delocalizzate all'estero e dell'incentivo allo sviluppo di nuova imprenditorialità, diminuisce l'evasione fiscale perché i cittadini non si sentono più vessati dallo Stato e perché aumenta la sua capacità di controllo. In sintesi, la flat tax proposta dalla Lega favorisce maggiore trasparenza ed equità e il rilancio dell'economia, garantendo al contempo la progressività, la costituzionalità e la sostenibilità economica della riforma. Chi la contesta solo per ragioni ideologiche e non di merito, senza peraltro proporre un'alternativa seria, non fa l'interesse del Paese.

di Francesco Manfredi
Pro Rettore Università LUM Professore Ordinario di Economia Aziendale

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