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Supermercato, cosa accadrà ai prezzi: l'incubo sta per arrivare

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Attilio Barbieri
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Sull'andamento dei prezzi hanno sbagliato perfino le banche centrali. Fino alla fine dello scorso anno, quando l'inflazione era già al 4% gli istituti di emissione, compresa la Banca centrale europea, spargevano ottimismo, dicendosi convinti che il carovita sarebbe rientrato nel 2022. Così non è stato. Anzi, c'è la prospettiva che entro la fine dell'anno l'inflazione sia a due cifre. La presidente della Bce, Christine Lagarde, ha ammesso con onestà l'errore. Ma se hanno le idee confuse perfino i banchieri centrali i consumatori non ci stanno capendo più nulla. E non sono pochi quelli che si attendono che a breve i prezzi calino. La cartina di tornasole è rappresentata dalla corsa ai pellet, i cilindretti di legna tritata finemente e pressata che si utilizzano nelle stufe (e nelle caldaie) dedicate per scaldarsi. A marzo costavano ancora 5 euro al sacco da 15 chilogrammi. In piena estate quando le stufe erano spente - il prezzo era già schizzato a 10 euro al sacco. E ora va verso i 15 euro. Eppure, di fronte a rincari di questa portata in molti aspettano. «Tornerò a comprarli quando il prezzo sarà di 5 euro al sacco», mi ha confidato un amico sindacalista. Nei punti vendita si sentono le cose più assurde: «Ci vogliono far morire di freddo», ho sentito dire alla cassiera di un supermercato che vende i pellet, «quando il governo si deciderà a tirar fuori le scorte che ha imboscato i prezzi torneranno quelli di prima».
 

 

 

BOLLETTE TRIPLICATE Complottismi a parte, sui gruppi social dedicati alla spesa c'è la convinzione che i prezzi debbano scendere. Basta revocare le sanzioni alla Russia - questo è il pensiero più diffuso - e Putin si rimetterebbe seduta stante a pompare gas a più non posso. Le bollette tornerebbero ai livelli di inizio 2021 e i prezzi calerebbero. Tutti. Subito.
A prescindere dalla possibilità che le sanzioni vengano revocate - a dir poco remota - le analisi che si susseguono da settimane sostengono esattamente il contrario. «La pressione dei costi energetici, più che triplicati in pochi mesi, rischia di alimentare ulteriormente la spirale inflazionistica e appesantire il peso del carrello della spesa di altri 2 o 3 punti percentuali, rispetto al +9,7% già registrato ad agosto», spiega il capo ufficio studi di Federdistribuzione, Carlo Alberto Buttarelli. Senza dimenticare le filiere produttive - quella dell'agroalimentare e non solo- che finora hanno assorbito una parte consistente degli aumenti di energia e materie prime. Una molla che si carica da mesi ed è pronta a scattare da un momento all'altro.
Paradossalmente, un ulteriore elemento destinato ad amplificare nel breve il carovita è rappresentato dai tassi d'interesse. La Bce li ha alzati dello 0,75%. Ora il tasso ufficiale è all'1,25% e salirà ancora almeno di un punto percentuale entro la fine dell'anno, mentre era a zero fino a due mesi or sono. Rincarano inevitabilmente i mutui a tasso variabile ma rincarano pure i costi del credito al consumo. Acquistare a rate un computer, una lavatrice o un televisore costerà di più, anche qualora il prezzo fosse rimasto fermo. E non è così purtroppo.
 

 

 

COSA CI ASPETTA «Il peggio deve ancora arrivare. In assenza di sostegni decisivi 70mila imprese agricole e 20mila imprese di trasformazione chiuderanno a breve», spiega a Libero Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, «e non dimentichiamo che il costo energetico è quello trainante ma si è unito ad altri rincari delle materie prime. L'esplosione dell'inflazione non è legata all'aumento della domanda ma a strozzature dell'offerta. Se con la bacchetta magica facessimo sparire le sanzioni e non sarebbe giusto farlo perché sono la risposta legittima dell'Occidente ai comportamenti inaccettabili della Russia, cambierebbe poco«. Dunque l'equazione via le sanzione giù i prezzi è sbagliata? «La maggior parte dei costi dell'energia non è legata alle scelte di Putin ma alle speculazioni in atto sul mercato Ttf olandese. È bastato che il Consiglio della Ue parlasse di price cap e il prezzo del gas è sceso a 207 euro al megawattora», dice ancora Scordamaglia, «mentre era arrivato a 350 euro pochi giorni or sono». Sull'andamento futuro dei prezzi il numero uno di Filiera Italia è pessimista. «I costi di produzione delle imprese sono saliti fra il 15 e il 20%. Finora l'inflazione nel carrello della spesa ha raggiunto il 9,7%. Per non vendere in perdita e fallire, come rischiano di fare, manca almeno altrettanto». 

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