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"Il contante è libertà. Chi vuole limitarlo, sogna il dominio sulla società"

Rino d'Andrea
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«Il contante è un vessillo di libertà e indipendenza a tutela proprio dei più deboli. E lo è da secoli. Non ascoltate la sinistra delle élite finanziarie che vuole mettere il guinzaglio all'economia reale e sostituire la sovranità monetaria con la dittatura del debito».
Alexandro Maria Tirelli è uno dei più noti avvocati italiani, presidente delle Camere penali del diritto europeo e internazionale e commentatore per la Bbc e il New York Times, ed è soprattutto un pensatore liberale di vecchia scuola. In questo dialogo con Liberoquotidiano.it, affronta il tema dell'innalzamento dei pagamenti in contanti da 2.000 a 5.000 euro, deciso dal governo Meloni, da una prospettiva tecnica e al tempo stesso politica. Dopo aver collaborato col Pli di Renato Altissimo e Antonio Martino (e dopo un giovanissimo esordio letterario con un saggio sulle riforme istituzionali con la prefazione del filosofo Sergio Ricossa), l'avvocato Tirelli ha trasfuso nella professione forense la visione liberale e democratica di chi crede nel valore non negoziabile della libertà e dell'autodeterminazione.
Avvocato Tirelli, non teme che il ritorno al contante possa facilitare l'evasione fiscale?
«Siamo davanti a una menzogna fatta circolare, anche grazie ai grandi circuiti mediatici di cui può servirsi la sinistra, per impaurire e ricattare chi ha avuto, invece, il coraggio di prendere una decisione non solo politicamente giusta, ma tecnicamente ineccepibile. Il limite dei 1.000 euro, che sarebbe scattato dal 1° gennaio 2023, sarebbe stato un cappio per la nostra economia che, sappiamo, non gode certo di buona salute. La criminalità economica, dice? Ci sono studi che ribaltano del tutto l'equazione contanti=evasione fiscale. In quasi tutte le economie avanzate, il “nero” che si produce attraverso i pagamenti in contanti rappresenta meno del 10% del totale dell'evasione fiscale, come ha dichiarato pure il governatore della Banca nazionale della Svizzera. E si tratta, in ogni caso, di frazioni trascurabili, dal punto di vista macroeconomico, ma che si rivelano invece fondamentali, direi quasi salvifiche, per le economie locali dove il cash crea ricchezza e moltiplica i consumi».
Dunque, evasione fiscale assolta?
«L'evasione fiscale è certamente un problema, ma non possiamo certo immaginare di perseguitare il bottegaio, il piccolo imprenditore o il professionista che mette sotto il materasso un po' di contanti, frutto del duro lavoro, per l'acquisto di beni o per garantirsi un futuro più tranquillo. La grande evasione sta da tutt'altra parte; e i politici e i banchieri lo sanno perfettamente».
Perché allora fa paura il ritorno al contante?
«Perché è l'ultimo baluardo prima del dominio sulla società vagheggiata dai partiti pauperisti di sinistra. I sistemi di pagamento evoluti, ovvero il denaro elettronico, rappresentano una forma di controllo che le forze politiche della rive gauche hanno da sempre nel loro Dna. Controllo della privacy, del dissenso (ricordate il premier canadese Justin Trudeau che, per contrastare le proteste durante il lockdown, ha congelato i conti correnti dei ribelli?) e delle vita stessa degli esseri umani. Oggi, basta un clic per polverizzare l'esistenza di un'impresa, di una famiglia, di una comunità. La moneta elettronica è il grande inganno dei nostri tempi, e la minaccia planetaria che incombe sul nostro futuro».
Non può negare, però, che la moneta elettronica faciliti però l'economia e il commercio mondiali...
«Certo, ma è anche uno straordinario acceleratore di indebitamento a livello microeconomico. Il contante offre, al possessore, una percezione molto più vivida del valore del denaro. Provate a spendere 500 euro prelevandoli dal vostro portafogli oppure strisciando la carta di credito nel pos. C'è un'enorme differenza. Ormai, ci sono gesti che sono diventati automatici anche a causa dell'uso intensivo degli apparecchi cui siamo attaccati tutti i giorni come cellulari, smartphone e tablet. E, quindi, una transazione che si conclude con un “bip” per noi sarà molto meno impegnativa di un pagamento fatto contando e sfogliando le banconote. È una questione psicologica».
Da qui il rischio indebitamento...
«Esatto. C'è tutta una scuola di pensiero liberista che paragona la funzione della moneta in economia a quella del sangue nel corpo umano. Potreste mai pensare di sostituire il sangue con una miscela sintetica? No. E allora perché bisogna sostituire i contanti con le carte di credito e il denaro elettronico? Esiste, peraltro, un clamoroso equivoco nato dal martellamento ideologico che la sinistra italiana ha attuato negli ultimi quarant'anni: e cioè che l'uso del contante sia fortemente limitato anche all'estero. Bugia clamorosa. Ci sono Paesi in cui non c'è limite all'uso del contante; e si tratta di Paesi dall'economia e dall'assetto istituzionale molto più solidi del nostro».
Tipo?
«Le faccio l'elenco dei posti dove non c'è limite al contante: Germania, Austria, Irlanda, Lussemburgo, Svezia, Finlandia, Estonia, Cipro, Lituania e Slovenia. Non proprio Stati canaglia governati da manigoldi. E ci sono poi tante altre nazioni dove i parametri sono molto più alti di quelli italiani; luoghi in cui non mi pare che abbiano l'esercito in strada per fronteggiare la criminalità dilagante. In Repubblica Ceca, ad esempio, il limite nella spendita di contanti è di 14.000 euro. In Polonia addirittura di 15.000 euro così come in Croazia. In Romania il tetto è fissato sì a 2.000 euro, ma al giorno. Si rende conto del grande inganno in cui tutti siamo caduti? E c'è ancora chi dice che i narcotrafficanti evadono il fisco italiano con il limite dei 2.000 euro... Ma per carità. Se non fosse drammatica la situazione, ci sarebbe da ridere».
Il premier Meloni, però, sembra aver preso a cuore la questione. È un buon inizio...
 

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