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Carburante, lo scandalo: a due distributori della stessa insegna...

 Benzinai

Attilio Barbieri
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Mentre la forbice dei prezzi tra petrolio e carburanti si allarga nel breve volgere di una settimana, registrando un differenziale nella variazione dei prezzi di oltre il 12%, colpiscono le differenze nei listini da un impianto all'altro. Capita anche che fra due distributori appartenenti alla stessa insegna, nel medesimo giorno vi sia un gap di 12 centesimi al litro. Per non parlare poi del confronto fra i prezzi praticati dalle diverse reti. «Sicuramente c'è speculazione in corso», diceva ieri il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, «perché non ci possono essere dei distributori che ce l'hanno a 1,70 e distributori che ce l'hanno a 2,40», parlando del gasolio.

Una situazione che si ripete praticamente in tutte le zone della Penisola, stante le differenze nei listini fra impianti situati nei centri cittadini e quelli nelle aree extraurbane. Per capire cosa si stia verificando ho censito i prezzi nei distributori situati nel comune di Voghera. Avrei potuto scegliere qualunque altra cittadina e la situazione non sarebbe cambiata. Ho scelto Voghera perché la conosco e perché è teatro delle mie scorribande nei panni del Casalingo di Voghera, quando mi capita di parlare di prezzi al pubblico dei prodotti che finiscono nel carrello della spesa.

 

 

LA FORBICE SI ALLARGA - Intanto, come si vede chiaramente dalla tabella pubblicata sopra questo articolo, fra il prezzo minimo e quello massimo della verde - in modalità self service - vi sono ben 17 centesimi di differenza. E perfino fra i due punti vendita della medesima insegna, la Ip, la Il petrolio sta calando da tempo. Per limitarci agli ultimi 6 mesi, il Brent, greggio di riferimento per l'Europa, è sceso dal massimo di 110,25 dollari al barile fatto segnare il 29 luglio scorso ai 78,60 dollari della chiusura di venerdì 6 gennaio. In poco più di 5 mesi l'oro nero ha lasciato sul terreno il 28,7% del suo valore. Sempre in modalità self. Il gasolio non è da meno. Fra il valore più caro e quello meno caro ci sono 15 centesimi abbondanti, Con differenze pure fra distributori della stessa insegna. Un giallo nel giallo. E queste disparità non si spiegano con la collocazione dei punti vendita all'interno del tessuto cittadino.
Nessuno degli impianti che ho preso in esame si trova in zona rurale.

 

 

E a proposito di disparità di prezzo la forbice fra valori minimi e massimi diventa enorme col metano per autotrazione. Capita di imbattersi in colonnine che lo vendano a 1,49 euro al metro cubo e altre, nella stessa provincia, dove il prezzo tocca i 2,99 euro. Un fenomeno che tiene banco da mesi sui gruppi di metanautisti spuntati come funghi sui social media. Per l'oro azzurro, la spiegazione che rimbalza da oltre un anno nei gruppi e nelle chat, è che le differenze si devono al tipo di contratto di fornitura stipulato da ogni singola insegna, con le pompe bianche che erano le meno care nei primi mesi di crisi legata alla stretta decisa dalla Russia e poi hanno scalato posizioni su posizioni, diventando spesso le più salate. Comunque, viste le differenze fra i diversi punti vendita, non convince la spiegazione arrivata in settimana dalla Figisc Confcommercio, organismo di rappresentanza dei distributori, che attribuiva alla fine dello sconto sulle accise il rialzo dei prezzi. I 18 centesimi al litro di bonus scaduti il 31 dicembre erano uguali per tutte le pompe e lo stop avrebbe dovuto produrre effetti simili. 

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