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Sul Corriere della Sera spunta il putinismo: lo sproloquio di Rovelli

Vladimir Putin

Iuri Maria Prado
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Un articolo non impegna necessariamente il giornale che lo pubblica, il quale ben può dare spazio all'opinione in cui non si riconosce. Se però, pur facendola circolare, non ne prende le distanze, allora vuol dire che in qualche misura la fa propria.

Se dunque leggo sul Corriere della Sera, in un articolo firmato da Carlo Rovelli, che l'occidente libero «mantiene uno strapotere militare con cui impone il suo predominio su una ben più vasta umanità, che sempre di più non ne vuole più sapere della nostra arroganza», e che noi arroganti «Siamo sempre alla ricerca di un nemico, sia questo l'islam, la Cina, o la Russia», allora mi domando che cosa si pensi da quelle parti editoriali della circostanza che i sistemi autocratici ricorrono ben più abbondantemente all'uso delle armi, ma puntualmente per sopprimere la libertà e i diritti dei propri popoli e di quelli che mirano a soggiogare. Mi domando, leggendo simili divagazioni, se alla ricerca del nemico non si pongano piuttosto quelli che annunciano operazioni speciali per rimuovere i governi altrui retti «da omosessuali e drogati»; e se sia l'occidente libero, con tutti i suoi difetti, a rendersi responsabile di quell'arroganza, o invece qualche teocrazia che teorizza la distruzione delle democrazie sataniche mentre incarcera, stupra e impicca una intera generazione.

E le domande si moltiplicano quando quel medesimo articolo cita i sentimenti di chi constata «con tristezza come il governo ucraino abbia rifiutato il cessate il fuoco e predichi una guerra a oltranza fino alla completa vittoria, quando "completa vittoria", oggi, significa radere al suolo intere regioni». Temiamo di non capire, e appunto domandiamo: chi sta radendo al suolo intere regioni? La resistenza ucraina? Ancora, questo Carlo Rovelli lamenta che «Non ci interroghiamo sulle ragioni degli altri, non vogliamo accettare la diversità, la pluralità, la possibilità di influire con dialogo ed esempio». E allora un altro paio di domande, si perdonerà (siamo zucconi): le ragioni degli altri sono quelle che sorreggono il deliberato massacro di civili e il bombardamento sistematico delle scuole, degli ospedali, dei mercati? Accettare le «diversità, la pluralità» significa farsi comprensivi verso chi pianifica lo sterminio per freddo, per fame e per sete del popolo aggredito? Sicuramente abbiamo capito male noi.

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