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Ai nostri imprenditori per crescere serve maggior capitale di rischio

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Bruno Villois
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 I dati dell’economia italiana di maggio - in attesa di quelli su inflazione e carrello della spesa- sono in chiaro scuro. La produzione industriale rialza la testa con un +1,6%, mentre resta in calo nel raffronto con l’anno passato (-3,5%). I prestiti alle famiglie salgono, mentre quelli alle imprese scendono di quasi il 3%. Le sofferenze bancarie, prioritariamente riguardanti famiglie e persone (meno le imprese, ndr) stanno per raggiungere i 15 miliardi, circa l’1,2% degli impieghi e dei depositi. A fare la differenza sarà il II e il III quadrimestre. A livello del commercio i saldi stentano, dato che conferma quanto gli italiani oggi preferiscano maggiormente i viaggi, il tempo libero, i ristoranti ed affini. È bene sottolineare che il quadro socio-economico fotografato a fine maggio è in una fase di stanca, ravvivato solo dal turismo degli italiani e soprattutto degli stranieri, la cui crescita, anche in confronto al 2019, si avvicina alle due cifre. Quanto alla manifattura, punta di diamante della nostra economia, sta pagando i sostanziosi rallentamenti di Germania, nostro primo terminale dell’export, e Cina.

Senza dimenticare che l’inflazione teutonica resta a livelli altissimi visto che oscilla oltre il 6,5%, con la Bce che porterà i tassi al 5%, allontanando da una parte gli investimenti e stimolando dall’altra le sofferenze bancarie. L’equilibrio è sempre più delicato per poter determinare una strategia che consenta il progressivo rientro, entro 18/24 mesi, dell’inflazione al 2-2,5 % e l’avvicinarsi di una recessione dovuta a una domanda che si affloscia e una produzione che non investe per timori e proprie fragilità di dipendenti dovuti a scarse patrimonializzazioni e marginalità in contrazione.

Sarebbe opportuno che il Governo prevedesse nella legge delega di riforma fiscale norme che stimolino gli imprenditori a dotare le imprese di maggior capitale di rischio, destinandolo a corposi aumenti di capitale. Premiare chi crede nella propria imprese e lo evidenzia conferendo mezzi finanziari propri è elemento sostanziale per ridurre la fragilità delle aziende. Opportuno ricordare che oltre il 95% delle aziende di capitale sono pmi e microimprese che necessitano di una continua modernizzazione tecnologica e un’accelerazione della formazione e aggiornamento permanenti. Tutti i Governi che si sono susseguiti dalla nascita della Repubblica sono stati timidi nel favorire i conferimenti di capitale proprio definendo norme fiscali particolarmente accomodanti, cosa che inve hanno fatto i nostri due maggiori competitor Ue, Germania e Francia.

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