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Moody's, promosse la banche italiane nonostante il balzello

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Il balzello voluto da Giorgia Meloni non farà tutti questi danni. Anzi. Ad assicurarlo non sono esponenti della maggioranza, ma gli esperti di una delle più grandi agenzie di rating internazionali. Moody's prevede infatti che i livelli di utili delle cinque maggiori banche in Italia restino solidi quest'anno, a dispetto degli allarmi arrivati proprio dal settore del credito sui propositi del governo di sottoporle a una tassa straordinaria sugli extra profitti. Con un comunicato, l'agenzia riferisce di una sua analisi in cui, pur ricordando che i dettagli del provvedimento non sono stati ancora decisi, il governo stima che ricaverà dal provvedimento circa 3 miliardi di euro di gettito. Che tra l’altro è una delle ipotesi più elevate su cui si ragiona. E non è detto che nel corso dell’esame parlamentare le pressioni di alcune componenti della coalizione, in particolare quelle di Forza Italia, non facciano abbassare l’asticelle.

Anche ragionando sullo scenario più penalizzante per le banche, comunque, Moody’s non vede cataclismi. «Su questa base - afferma l'agenzia - non riteniamo che questo impedirà ad alcuna delle maggiori cinque Banche (Intesa San Paolo, UniCredit, Bpm, Bper e Mps) di mettere a segno un miglioramento sull'utile netto complessivo del 2023». L'aumento dei tassi di interesse sul credito erogato e il livello contenuto dei tassi sui depositi continuerà, secondo Moody's, a sostenere il reddito netto dai tassi per il resto dell'anno, incidendo maggiormente rispetto alla contrazione del credito, a aumenti degli accantonamenti che ritiene «moderati» e a un contesto di costi di finanziamento più caro. Moody's ricorda che tutte e cinque le maggiori Banche italiane hanno rivisto il rialzo le loro previsioni di utile sull'intero anno. Certo non è detto che lo stesso possa dirsi per gli istituti di minori dimensioni, che continuano ad invocare modifiche in corsa. «Per come è scritta», ha detto il dg del gruppo Bcc Iccrea, Mauro Pastore, in un’intervista a Repubblica «la norma penalizza proprio l'attività virtuosa di erogazione. Se un gruppo bancario avesse aumentato nell'ultimo anno i crediti, e con essi il margine di interesse, sarebbe tassato più dei rivali che li hanno ridotti.

È il caso delle Bcc, per cui i crediti sono la prima voce di ricavo: e mi pare discriminatorio. Appello raccolto dall’azzurro Dario Damiani, capogruppo di FI in commissione Bilancio del Senato. «Noi», ha spiegato, «chiediamo che l'intervento sia limitato nel tempo e che le banche del territorio, impegnate a sostenere famiglie e imprese, vengano escluse dal contributo». Il percorso in commissione è iniziato, il confronto con il governo partirà nelle prossime ore e, ha proseguito, « vedremo quali saranno le proposte migliorative». La disponibilità da parte del governo, comunque, non manca. Sugli extraprofitti delle banche il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, «ha già detto che intende migliorare e rendere più efficace la norma», ha precisato il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, intervenendo a un convegno promosso dal dicastero delle Riforme. «Credo che questa sarà la strada il governo percorrerà», ha aggiunto.

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