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Life, ritorna la mitica rivista: c'è ancora vita per i giornali di carta

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Alessandro Dell'Orto
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Ha illustrato e documentato lo sbarco in Normandia- grazie a Robert Capa, unico fotografo presente che ci ha tramandato meravigliose foto un po’ sfocate, ma forse anche per questo più emozionanti - e poi la guerra in Vietnam e l’allunaggio, ha mostrato per la prima volta “Il vecchio e il mare” di Ernest Hemingway e raccontato Marilyn Monroe, i Kennedy, Liz Taylor e Sophia Loren. Eppure, pur essendo il più grande settimanale del mondo che ai tempi d’oro è arrivato a vendere più di 13 milioni di copie, si era dovuto arrendere alla crisi e l’aveva annunciato con due righe scritte dall’amministratrice delegata del gruppo Time, Ann Moore: «Sono spiacente di annunciarvi che non produrremo più Life Magazine, dal numero del 20 aprile 2007». Ma ora, a distanza di 17 anni - trascorsi come archivio online, con occasionali uscite di edizioni in edicola - la storica rivista sta per rinascere e tutto sommato questa è una notizia che, oltre a onorare e rilanciare un simbolo del XX secolo, dà anche speranze al settore dell’editoria cartacea, sempre più in affanno. E lo fa- come per dimostrare che il futuro può integrarsi con il passato, grazie all’intelligenza artificiale.

 

 

 

Già, perché a rilevare l’iconico magazine, incentrato sulla fotografia e in particolare sui foto reportage, sarà la coppia Kushner-Kloss, che ha trovato l’accordo con IAC/InterActiveCorp (colosso mediatico americano di Barry Diller). Il Kushner in questione è Joshua, uomo d’affari e fratello di Jared (marito di Ivanka Trump), a capo di Thrive Capital, uno dei maggiori investitori in OpenAI; Kloss è sua moglie Karlie, imprenditrice e modella. A cedere i diritti di pubblicazione di Life sarà Dotdash Meredith, l’editore cartaceo e digitale proprietario della testata, il quale però rimarrà coinvolto visto che possiede un vasto archivio di foto e contenuti e continuerà a pubblicare edizioni cartacee speciali a tema singolo.

Kushner si sarebbe rivolto a Diller per informarsi sul magazine circa otto mesi fa. La sua idea è che la rivista possa essere resuscitata in formato cartaceo e online, così come in interazioni con eventi e collaborazioni con marchi e studi importanti. «L’eredità di Life risiede nella sua capacità di fondere cultura, eventi attuali e vita quotidiana, evidenziando i trionfi, le sfide e le prospettive uniche che ci definiscono», ha spiegato Kushner. Nato nel 1883 come rivista umoristica che trattava argomenti di interesse generale, Life dal 1936, grazie all’intuizione di Henry Luce (fondatore di Time), ha fatto il salto di qualità: non solo un semplice magazine, ma qualcosa di magico capace di comunicare, istruire e far sognare.

 

 

 

Negli anni in cui non esisteva ancora la televisione e giornali e radio erano gli unici strumenti di informazione, Life mostrava le immagini degli avvenimenti e i volti dei personaggi di cui la gente aveva solo sentito parlare. E lo faceva con qualità e precisione. Il magazine era una parte centrale della cultura americana, ma la sua popolarità ha iniziato a barcollare dopo gli anni Settanta, quando la rivista si è ridotta in gran parte a letture leggere e notizie su vip e celebrità e, parallelamente, è stata messa in crisi da ciò che ora consideriamo “vecchio”, cioè il televisore. Life, da quel momento, ha iniziato a soffrire: è stato chiuso dal 1972 al 1978, ha riaperto come mensile, nel 2000 ha chiuso di nuovo per poi ritornare nel 2004 come settimanale allegato gratuitamente a circa 130 quotidiani e dire addio all’edicola definitivamente nel 2007. Ma ora ecco il grande ritorno: “Life” torna in vita.

 

 

 

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