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Ebrei nel mirino, ora sono costretti a nascondere il loro giornale

Massimo Sanvito
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C’è una sovracopertina bianca a coprire quelle riviste imbucate nelle cassette della posta. Bet Magazine - il giornale cartaceo della Comunita ebraica spedito ogni mese ai suoi 4.500 iscritti - dal numero del mese di marzo viene recapitato casa per casa in incognito. Ben coperto, in modo che il nome della testata non sia visibile.

Questione di privacy e sicurezza: i vertici hanno subito accolto le richieste di molti abbonati, preoccupati per l’escalation di violenze (fisiche e verbali) dopo gli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre scorso. Si arriva addirittura a nascondere un giornale per evitare guai a un’intera comunità da sempre parte integrante del tessuto cittadino. A Milano, nel 2024. Del resto, per ogni attacco noto che finisce sui media dagli insulti alle aggressioni sotto casa, passando per le stelle di David a marchiare le abitazioni degli ebrei come avveniva negli anni ’40 - ce ne sarebbero, dicono i ben informati, almeno il triplo o il quadruplo che non vengono denunciati pubblicamente. Il sommerso è ben corposo.

E così, anche una rivista (prima si chiamava Bollettino, ndr) con 79 anni di vita (è la più antica testata ebraica italiana e ed è diretta da Fiona Diwan) che tratta argomenti di attualità, cultura, pensiero ebraico e cronaca, oltre a ospitare gli interventi dei maggiori Maestri dell’ebraismo contemporaneo, può diventare scomoda per il semplice fatto di sporgere dalla buca delle lettere. Associare nomi e cognomi, poi, diventa un attimo. E vista l’aria incandescente che dai cortei pro Gaza del sabato si riverbera anche nella quotidianità sulle note di «From the river to the sea Palestine will be free», ovvero il sogno dichiarato di cancellare Israele dalle carte geografiche, non è ancora tempo di abbassare la guardia.

 

 

Anzi. Le comunità islamiche milanesi e i gruppi più o meno consistenti della sinistra radicale sono sempre in agguato. Molto ruota attorno alla parola “genocidio”, sdoganata dagli ambienti anti-sionisti a tal punto da essere utilizzata come movente per minacciare chi professa la fede ebraica. Gli addii di Roberto Cenati (all’Anpi) e di Daniele Nahum (al Pd), maturati a partire dall’uso improprio di quel termine, sono la rappresentazione plastica di un clima di intolleranza che pervade ampi settori della sinistra. Una bomba che rischia di deflagrare tra poco più di un mese, in occasione del classico corteo del 25 Aprile a cui prenderà parte - come ogni anno- la Brigata Ebraica.

Nel 2023 non ci furono contestazioni da parte degli antagonisti dei centri sociali, ma questa sarà la prima manifestazione dopo i raid di Hamas nei confini di Israele. In San Babila, punto solitamente nevralgico del serpentone della Liberazione, che la tensione esploda nel peggiore dei modi pare abbastanza scontato. Purtroppo. La comunità ebraica, anche per via delle troppe ambiguità in seno alla maggioranza che amministra Milano, è nel mirino degli ultras pro Palestina. Non più tardi dello scorso ottobre, del resto, i suoi membri erano stati invitati a guardarsi le spalle attraverso una sorta di decalogo da seguire. A partire dal nascondere «segni indentificativi», vedi la kippah, per proseguire col «non sostare al di fuori dei nostri luoghi ma al loro interno», col chiedere ai figli adolescenti «di cambiare luoghi di incontro se sono di routine» e addirittura con l’evitare di «far arrivare i corrieri fino al proprio appartamento se si ordina cibo d’asporto». Meglio scendere a ritirare la consegna.

 

 

Un occhio di riguardo anche ai social, per scongiurare il rischio che i bambini possano imbattersi in «immagini scioccanti senza cercarle». E ancora: avere sempre con sé un «cellulare carico», cercare di essere «sempre in compagnia quando si esce dai nostri luoghi, ma evitare gli assembramenti», tenere le porte d’ingresso «chiuse a chiave e aprire solo dopo aver controllato l’identità di chi volesse entrare», informare «con largo anticipo» la comunità nel caso in cui si voglia organizzare «un evento con larga partecipazione di pubblico (sopra le 15/20 persone)».

In ogni caso, era l’appello dei vertici messo nero su bianco, «mantenere sempre alto il livello di attenzione, soprattutto intorno ai nostri luoghi». E infatti, è notizia di questi giorni, la sicurezza attorno al Memoriale della Shoah sarà rafforzata con la presenza di nuovi militari.

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