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Mercati più forti delle brutte notizie

Buddy Fox
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«Israele attacca l’Iran», sfondo infuocato con sottotitoli in arabo, così si presenta venerdì all’alba la copertina del Tg1. Titolo unico, poche parole e molto panico. A due giorni dal mio articolo in cui evidenziavo che per non disturbare i mercati gli attentati iniziavano e si concludevano nell’arco di un weekend, ecco che arriva la sonora smentita. La breaking news sembra grave. Le borse aprono con un mini panic selling, l’Europa perde poco più di un punto e i futures di Wall Street non sono belli, ci sarebbe la trimestrale di Netflix che non è piaciuta, ma in quei momenti nessuno se lo ricorda. Sembra l’incipit di un black friday, ma con il passare delle ore il sole si alza in cielo e fa maggiore luce sulla situazione che con il recupero dei prezzi sembra sempre meno preoccupante. I prezzi condizionano le notizie, di tanto in tanto ve lo ricordo. E se inizialmente la ritorsione di Israele sembra l’inizio della temuta escalation, il recupero delle borse fino a quasi l’azzeramento delle perdite, fa addirittura dubitare che sia veramente Israele l’autore dell'attacco.

 

In verità ci sono alcuni indicatori che rassicurano sulla tenuta, il petrolio dopo una breve fiammata, rientra, così l’oro, il rendimento sul Tbond cala (e questa è una buona notizia) e il Vix, il cosiddetto sismografo, invece che salire incredibilmente scende. A fine giornata le Borse in Europa subiscono solo una limatura (Milano chiude addirittura in positivo), l’Asia è in rosso ma aveva chiuso poco dopo la notizia shock, il Dow Jones recupera tutto, l’unico a chiudere in pesante rosso è il Nasdaq, sembra quasi che i missili invece che in Iran fossero diretti alla Silicon Valley. In verità a pesare sono Netflix dopo una trimestrale che ha lasciato l’amaro in bocca agli analisti e Nvidia che perde il 10% dopo le delusioni delle rivali Asml e Tsmc. Doveva essere la grande correzione e invece siamo già in recupero e l’Iran non lo ricorda più nessuno.

 

Queste borse sembrano come la sabbia del deserto, i ribassisti tentano di scavare per creare una voragine, ma appena si fermano per riprendere fiato, ecco che subito la sabbia si ricompone e la buca scompare. Fuor di metafora, grazie a hft e trading automatico ritornano subito gli acquisti, ma da dove arriva tutta questa liquidità? Secondo Bloomberg il merito è degli alti rendimenti sul Tbond, 50 miliardi di dollari di cedole che sono entrate ogni mese nelle tasche degli americani e che hanno alimentato consumi e investimenti. Più rendimenti per i consumatori significa più interessi per lo Stato. A questo punto ci si deve chiedere, con tassi così alti e un debito in costante crescita, per quanto tempo ancora gli Usa riusciranno a mantenere il massimo voto sulla pagella del rating? Un altro downgrade sarebbe ben peggiore dell'escalation in Medioriente. 

 


 

ARGENTO: dopo una bella corsa si rifiata. Il ritorno a 25/26 $ potrebbe essere l'occasione per chi è rimasto fuori.
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