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Stellantis, così ha abbandonato il nostro Paese

Michele Zaccardi
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Marocco, Polonia, Serbia. Ma anche Spagna, Portogallo e Francia. Il disimpegno di Stellantis dall’Italia si condensa nella drastica riduzione del numero di dipendenti, passati dai 112mila del 2000 ai poco più dei 47mila attuali. Riduzione che trova la sua ragion d’essere nel trasferimento all’estero di una serie di produzioni.

Un dato su tutti: la produzione italiana è pari a meno del 10% di quella realizzata a livello globale da Stellantis. Insomma, il nostro Paese è sempre più marginale per l’ex Fiat, a cui dal 1975 al 2012, secondo i calcoli di qualche anno fa fatti da Federcontribuenti, lo Stato ha erogato fra contributi a fondo perduto, casse integrazioni, prepensionamenti e rottamazioni 220 miliardi di euro.

Tornando alla situazione attuale, se deve ancora concretizzarsi l’avvio della costruzione della nuova Panda elettrica nello stabilimento di Kragujevac, in Serbia, annunciata alla fine dell’anno scorso, sono già tantissimi i modelli ex Fiat che vengono realizzati fuori dai confini nazionali. La iconica Topolino, 100% elettrica, è prodotta nello stabilimento della Psa di Kenitra, in Marocco, mentre la nuova 600 ibrida ed elettrica è assemblata a Tychy, in Polonia, fabbrica in cui vedono la luce anche le 500 non elettriche, fino al 2019 prodotte anche a Toluca, in Messico. Ha origini turche la Tipo, prodotta dal 2015, che dal 2017 ha soppiantato la Bravo, e viene assemblata nello stabilimento di Bursa. Il Doblò, anche nella sua versione elettrica, è invece costruito tra Spagna e Portogallo, in particolare a Vigo e a Mangualde.

 

 

Il van E-Ulysse è infine realizzato nello stabilimento Stellantis di Hordain, in Francia. Senza dimenticare il recentissimo caso della Alfa Romeo, azienda del gruppo Stellantis. Il modello Milano prodotto a Tichy (Polonia) è stato presentato il 10 marzo scorso: dopo le proteste del governo, si è deciso di ribattezzarlo in Junior.

Intanto i dati sulla produzione languono. Lo scorso anno la produzione in Italia di Stellantis si è fermata a 521.842 auto (su un volume complessivo di 752.122 veicoli compresi quelli commerciali) su un totale di 541 mila vetture prodotte nel nostro Paese. Non va meglio nel 2024, secondo i dati preliminari Anfia, con la produzione domestica delle auto in calo del 31,3% nel mese di marzo e del 21,1% nel trimestre.

 

 

Una speranza di rilancio poteva essere rappresentata dalla joint-venture siglata con Leapmotor. Ma la doccia fredda è arrivata dallo stesso Tavares pochi giorni fa: solo commercializzazione e nessuna produzione nel nostro Paese. Un annuncio che conferma la marginalità dell’Italia nei piani di Stellantis. Oltre alla trazione francofona del gruppo in termini di posizioni apicali e di centri di sviluppo, vendere una citycar (da sempre punto di forza dell’industria nostrana) elettrica prodotta in Cina è un’ammissione di quello che potrebbe accadere nei prossimi anni. Il tutto mentre a Mirafiori resta solo la Fiat 500 elettrica, a fine carriera, e la gemella Abarth 500 elettrica che per ora è un flop. Di questo passo l’ambizione del ministro Urso di portare la produzione nazionale a 1 milione di unità, tra auto e veicoli commerciali, appare decisamente fuori portata. Per raggiungerlo, bisogna realizzare quasi un terzo in più dei 750mila veicoli che Stellantis ha prodotto nel 2023 in Italia. 

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