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L'infrastruttura autostradale resta il motore dello sviluppo

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Il trasporto su gomma di passeggeri e merci va di pari passo con l'aumento del Pil. La sfida di Aspi è rendere la mobilità sempre più sostenibile e sicura

Luigi Merano
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A 100 anni dall’inaugurazione della prima autostrada al mondo, la Milano- Laghi, e a 60 anni dell’apertura dell’Autostrada del Sole, spina dorsale del sistema Paese, il trasporto su gomma si conferma centrale per la mobilità del Paese. I dati sull’andamento della mobilità lungo la rete di Aspi evidenziano la piena ripresa del traffico dopo la crisi pandemica. Ma c’è di più, nel 2023 il traffico dei mezzi pesanti ha superato la soglia record del 2007, andamento confermato anche nel primo mese del 2024. La mobilità sulla rete ha registrato un incremento dell’1,7% rispetto al 2019.

Le autostrade sono e resteranno l’infrastruttura portante per l’economia e lo sviluppo del Paese e per la sua logistica. A conferma della loro importanza occorre ricordare che forte è anche la relazione tra queste infrastrutture e il tessuto produttivo: le imprese si sono tipicamente insediate sui territori con una rilevante dotazione autostradale, generando così un’ulteriore crescita economica. Oggi si calcola che l’80% degli addetti alla manifattura è occupato a meno di 20 km da un casello e che le sole autostrade con il 3% dell’estensione della rete stradale totale, servono circa il 30% della domanda di trasporto merci su strada.

In Europa la rete autostradale italiana è la quarta per estensione con i suoi 7 mila km dopo Spagna, Germania e Francia, ma al primo posto per vetustà (85% rete costruita entro gli anni ’70), complessità (il 50% dei Km di gallerie dei principali Paesi europei si trova in Italia e in media sulla rete italiana ci sono 14 km di ponti ogni 100 km a fronte di una media europea di 2,6 km ogni 100 km), e livelli di utilizzo, posto che i livelli di traffico superano del 65% il valore medio degli altri Paesi. Da un’analisi recente sulle tendenze del traffico sulla rete Aspi, emerge chiaramente che sul rapporto tra andamento della mobilità ed economia non si può prescindere dall’attribuire un ruolo centrale a ciò che avviene lungo le direttici in gestione. Autostrade per l’Italia, infatti, con la sua rete di quasi 3000 km gestisce circa il 49% della rete nazionale e circa il 60% del traffico autostradale complessivo. Il legame causa-effetto tra economia (inteso come PIL e consumi) e mobilità autostradale conserva nel tempo una robusta solidità, pur palesando alcune differenze tra “veicoli a due assi” (autovetture, moto, camper, pullman e furgoni, riconducibili in gran parte al traffico passeggeri) e “veicoli a tre o più assi” (autovetture con rimorchio, pullman e camion, sostanzialmente assimilabili al trasporto merci). Perla componente “due assi”, il rapporto tra le variazioni della mobilità e quelle del driver economico non è stato costante nel tempo. Negli anni Ottanta la crescita del traffico è stata molto più accentuata di quella dei consumi, sostenuta anche dalle nuove aperture di una rete autostradale ancora in estensione.


Nei decenni a seguire le linee di tendenza di entrambi gli indicatori sono risultate gradualmente più attigue, seppur con qualche eccezione determinata dalla congiuntura.
Negli ultimi anni, due eventi più di altri hanno interessato la relazione tra flussi di traffico ed economia: la crisi finanziaria del 2008 e la pandemia. Nel primo caso, gli annidi crisi economica sono stati accompagnati da una marcata decrescita dei volumi di traffico a due assi, anche a fronte del marcato incremento del prezzo dei carburanti. Dal 2014 si è assistito a una lenta ripresa del contesto macroeconomico, con un impatto sul traffico, comunque, non tale da recuperare i livelli dell’anno di picco. La pandemia del 2020 ha prodotto uno shock mondiale senza precedenti, tanto nell’economia del Paese quanto ancor più sulla mobilità, con una contrazione del 31% del traffico. Il percorso di uscita dalla crisi è stato piuttosto graduale, condizionato dai cambiamenti delle abitudini negli spostamenti (ad esempio, a seguito dell’adozione diffusa del lavoro da remoto o “smart working”). Solo intorno a metà del 2023 si è arrivati a un pieno recupero dei livelli antecedenti la crisi pandemica.


La mobilità dei tre o più assi mostra, in generale, un legame più stabile con l’andamento del PIL, di cui accompagna in misura regolare le variazioni, amplificandone l’intensità: tanto nelle fasi di sviluppo economico, quanto nei periodi critici. La lieve ripresa economica avviata a partire dal 2014 è stata caratterizzata da una risposta ragguardevole della mobilità a 3 o più assi, che già nel 2019 aveva superato i livelli del 2007 (anno di picco antecedente la recessione). La crisi pandemica, in continuità con quanto avvenuto durante gli anni di crisi economico-finanziaria, ha inciso in misura minore sul traffico “pesante”. Nel 2020 quest’ultima variabile si è ridotta del 6%, a fronte di una flessione del PIL pari al 9%. Viceversa, nel 2021, rispetto ad un Prodotto Interno Lordo non ancora tornato sui livelli precrisi, i km percorsi dai veicoli a tre o più assi facevano registrare un incremento del 3,9% sul 2019, con un ulteriore consolidamento nei due anni seguenti.


In conclusione, il percorso di ripresa post-pandemia ha condotto a un pieno recupero dei livelli del 2019. Le analisi testimoniano la correlazione tra lo sviluppo del traffico e la crescita dell’attività economica, conferma della grande sfida che attende il Paese e gli operatori di settore: rendere la gomma sempre più sostenibile. Autostrade per l’Italia ha per questo promosso un progetto di ricerca, insieme a esperti del mondo accademico, della ricerca e primari operatori del settore, per dare un primo contributo aperto e dinamico a un tema di grande rilevanza e attualità come quello dei trasporti, con l’obiettivo di trovare soluzioni per una mobilità che sia sempre più sostenibile. Il volume è “La rivoluzione della mobilità sostenibile parte dalle autostrade. Sicure, digitali, decarbonizzate”, un progetto di ricerca che ha messo insieme esperti del mondo accademico, della ricerca e primari operatori del settore per un primo contributo aperto e dinamico a un tema di grande rilevanza e attualità.

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