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C'è più lavoro, eppure cresce anche la paura per il futuro dei giovani

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Roberto Formigoni
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È una buona notizia: in Italia l’occupazione continua ad aumentare, e ad aprile segna un nuovo record, il 62,3% degli italiani hanno un lavoro, si tratta del picco più alto mai registrato dal 2004. E parallelamente il tasso di disoccupazione scende al 6,9%, il più basso da dicembre 2008. Rispetto a marzo l’occupazione è cresciuta di 84mila unità, portando il numero complessivo dei lavoratori a 23 milioni 975 mila. Ovvero 516 mila persone in più rispetto ad aprile 2023, la maggior parte con contratti stabili. Sono aumentati infatti soprattutto i contratti di lavoro dipendente a tempo indeterminato (+ 444 mila) e gli indipendenti (+154 mila) mentre sono calati gli indipendenti a termine (- 82 mila). Buone notizie arrivano anche per il divario di genere: la crescita del lavoro tra le donne ad aprile è stata maggiore, con un aumento di 62 mila occupate rispetto ai 22mila uomini.

Sull’anno le lavoratrici sono cresciute di 247 mila unità, avvicinandosi ai lavoratori maschi aumentati di 270 mila. Ma, come spesso accade, c’è un ma, ed è relativo alle classi di età dei 25-34enni: qui si registra un sia pur lieve calo del tasso di occupazione, dal 68,8% al 68,3%. È un dato che non può essere sottovalutato, e che continua a parlare della difficoltà dei giovani ad entrare nel mondo del lavoro. Approfondiamo il dato: secondo Save The Children esiste un “drammatico divario” nelle aspettative per il futuro tra i ragazzi in condizione di povertà rispetto ai loro coetanei più abbienti.

In Italia più di 100mila ragazze e ragazzi tra i 15 e i 16 anni, quasi uno su dieci, vive in condizioni di povertà, e quasi il 70% di loro teme che il futuro lavoro non gli permetterà di uscire dalla povertà. Molti sono convinti che non riusciranno nemmeno a concludere la scuola. Le più scoraggiate sono le ragazze: hanno aspettative più alte dei coetanei sugli studi, ma bassissime sul futuro nel mondo del lavoro. Oltre il 46% delle ragazze ha paura di non trovare un lavoro dignitoso, rispetto al 30% dei ragazzi. E sempre pensando al proprio futuro, più del 40% dei giovani vive nei suoi riguardi l’ansia o la sfiducia o la paura, mentre il 10% ha rinunciato a pensarci. Se sommiamo questi dati a quelli drammatici del crollo della natalità, viene da chiedersi come sarà il futuro del nostro popolo, del nostro Paese. È ora di pensarci seriamente: tutti, ciascuno per la sua parte.

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