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Stellantis e le emissioni truccate: class action dall'Olanda

Sandro Iacometti
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Solo brutte notizie. Quelle che arrivano dagli impianti in Italia sono pessime. Dopo la pausa estiva, «la Fiat 500X non sarà temporaneamente prodotta» nello stabilimento di Melfi (Potenza) dove si «lascerà spazio solo alla Jeep Renegade e alla Compass», ha annunciato il segretario dei metalmeccanici della Cisl, Gerardo Evangelista, anticipando che diverse fabbriche ripartiranno con difficoltà. E infatti anche ad Atessa (Chieti) è stata appena annunciata una nuova settimana di cassa integrazione dal 23 al 29 settembre. Ma fin qui si tratta di guai peri lavoratori.

Per Stellantis, invece, i cui vertici (il ceo Carlo Tavares e il numero uno di Exor John Elkann) sono in questi giorni impegnati in una delicata trasferta negli Usa, dove la rabbia dei sindacati continua a montare, non lasciando escludere altre mobilitazioni muscolari come quelle messe in atto lo scorso anno, le grane sembrano moltiplicarsi. Solo qualche giorno fa è partita, proprio in America, la causa di un gruppo di soci che hanno citato in giudizio il gruppo per aver abbellito i dati industriali prima di pubblicare i cattivi risultati finanziari che hanno provocato un crollo in Borsa. Ed ora a puntare il dito ci sono anche gli investitori olandesi, per una vicenda meno recente. Secondo un documento visionato da Reuters una fondazione indipendente nei Paesi Bassi avrebbe avviato una causa legale collettiva contro Stellantis, accusando quella che all’epoca era Fiat Chrysler di presunte manipolazioni nei test sulle emissioni.

 

 

 

La Fiat Chrysler Investors Recovery Stichting sostiene che Fiat Chrysler, tra il 2014 e il 2017, non avrebbe reso noto l’utilizzo di un software illegale nei propri veicoli per mascherare le emissioni. «A causa di questo», si legge in una nota dei legali della fondazione, «gli investitori che hanno acquistato e/o detenuto azioni Fiat Chrysler hanno subito danni significativi».

Addebiti ovviamente respinti da Stellantis. Fca Us Llc, una controllata di Stellantis con sede nei Paesi Bassi, come ricostruisce MilanoFinanza, ha già ammesso nel 2022 di essere colpevole nell’ambito di un’indagine pluriennale che era stata condotta dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti su frodi relative alle emissioni diesel. Secondo i legali dello studio Scott+Scott, gli investitori potrebbero però ora avere diritto a richiedere un risarcimento, almeno quelli che hanno acquistato o detenuto azioni Fiat Chrysler alla borsa di Milano tra ottobre 2014 e maggio 2017.

 

 

 

Come indicato sul sito web della fondazione, la richiesta di risarcimento è supportata da un finanziatore esterno associato al gruppo statunitense di gestione degli investimenti Fortress Investment Group. «Fiat Chrysler ha nascosto questo scandalo delle emissioni per anni, colpendo migliaia di investitori. È ora che l’azienda risponda delle sue azioni attraverso questa causa collettiva», ha dichiarato il presidente della fondazione, Flip Schreurs.

Sia come sia, i legali del gruppo franco-italiano dovranno presentarsi in tribunale. Jan-Willem De Jong, partner dello studio Scott+Scott, ha spiegato che la causa è stata presentata il 28 agosto al Tribunale Distrettuale di North-Holland, nei Paesi Bassi, e notificata a Stellantis il giorno precedente. La prossima udienza e è prevista per il 4 dicembre, quando si deciderà sul prosieguo del caso.

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