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Stellantis, rivenditori Usa in rivolta contro Elkann e Tavares: l'ultimo fronte

Sandro Iacometti
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La lettera stavolta è arrivata a Carlos Tavares. E non contiene generose offerte per acquistare una fiammante Maserati, come quella beffarda spedita dall’azienda ai cassintegrati di Mirafiori. La missiva proviene dagli Stati Uniti, proprio quelli dove solo qualche settimana fa l’ad di Stellantis si è recato, insieme al fido John Elkann, per provare a tranquillizzare il potente sindacato Uaw e gli azionisti che hanno fatto causa al gruppo per aver dato informazioni false al mercato. Nel loro pellegrinaggio, però, i due manager devono essersi scordati di fare un salto dai concessionari. Anche loro infuriati. Già, perché sono stati proprio loro a prendere carta e penna e a mettere nero su bianco un durissimo atto di accusa contro Tavares, colpevole di «aver preso decisioni di breve termine» che hanno provocato «un rapido degrado dei marchi» e ridotto le quote di mercato di Jeep, Ram, Dodge e Chrysler.

La missiva, resa pubblica dal Wall Street Journal, è stata firmata da quattro concessionari Stellantis che servono da comitato di consulenza eletto ed è stata inviata in copia anche al presidente di Stellantis, Elkann. A quanto si legge non si tratta di un gesto impulsivo provocato dalle recenti disavventure del gruppo. Ma dell’ultimo disperato tentativo di far invertire una rotta impostata da tempo. «Da oltre due anni», scrivono i rivenditori, «il Consiglio Nazionale dei Concessionari Stellantis degli Stati Uniti ha lanciato l’allarme al vostro team esecutivo statunitense, avvertendolo che la strada che avevate intrapreso per Stellantis sarebbe stata un disastro a lungo termine». Un disastro, proseguono, «non solo per noi, ma per tutte le persone coinvolte; e ora quel disastro è arrivato».

 

 

Secondo quanto riporta il Wsj, i concessionari statunitensi lamentano da mesi il fatto che i prezzi di listino degli autoveicoli siano troppo alti, e che la clientela sia attratta da concorrenti che offrono promozioni e sconti più allettanti. I numeri sembrano confermare la bufera in arrivo. Nella prima metà del 2024 la quota di mercato di Stellantis negli Usa è calata dal 10,4% all'8,5%, più di qualsiasi altro costruttore di automobili presente sul mercato statunitense. Un segnale che Tavares dovrebbe leggere con attenzione perché chi è vicino all’azienda sostiene che il papatrac non arriverà dalla crisi dell’automotive in Europa e neanche dalla drammatica situazione italiana, dove gli stabilimenti continuano a produrre a singhiozzo (ieri annunciato un altro stop di un mese per gli operai di Mirafiori) e si intravede la desertificazione industriale. Bensi proprio dagli Stati Uniti, dove la situazione sembra ben più grave di quello che si può percepire da questa parte dell’oceano.

Scenario che non sembra impensierire più di tanto l’azienda (che comunque ha annunciato 406 milioni di investimenti in Michigan). I rivenditori parlano di «scelte disastrose» e sollecitano «azioni drastiche»? La risposta di Stellantis, per quanto scritta dai dirigenti di Auburn Hills, sembra fotocopiata da quella arrivata giovedì dopo l’esplosione del «caso Maserati». Il problema è che non bisogna fare polemiche né disturbare il manovratore. «Ci incontriamo e parliamo mensilmente, facciamo chiamate settimanali e conversazioni personali ai massimi livelli. Così dovrebbe svolgersi tale dialogo. Non crediamo», scrivono i manager rivolgendosi ai rivenditori, «che gli attacchi personali pubblici, come quello contenuto nella lettera aperta contro il nostro ad, siano il modo più efficace per risolvere i problemi».

Entrando nel merito, i dirigenti americani di Stellantis ricordano i risultati già raggiunti da alcune misure concordate di recente con i concessionari: ad agosto, le vendite sono cresciute del 21% rispetto a luglio e la quota di mercato è aumentata di 0,7 punti percentuali, mentre negli ultimi due mesi le scorte sono calate di 42 mila veicoli, ossia del 10%. Insomma, i sindacati, gli azionisti e i rivenditori si sbagliano. Le cose negli Stati Uniti vanno a gonfie vele. E il merito, scrivono da Auburn Hills, è anche «della collaborazione con la nostra rete di concessionari e vogliamo ringraziarli per il loro costante supporto e impegno». Sarà. Intanto gli analisti iniziano a mettere sotto osservazione il titolo. Da Equita sottolineano che Stellantis, «dopo aver beneficiato di un aumento dei prezzi a livello globale intorno al 20% nel triennio 2021-23, nel secondo trimestre del 2024 ha registrato il primo segno negativo (-1,4% anno su anno)». E le cose, fanno intendere, potrebbero peggiorare.

 

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