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Elon Musk, ecco perché John Elkann ce l'ha con mister Tesla

Francesco Specchia
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Immaginate la scena, e capirete il retropalco. John, il volto liscio come un putto, indossa una camicia bianca svaporata nell’azzurro, come il suo sguardo che incrocia quello di Sam l’interlocutore, a sua volta in maglioncino verde e barba da jetlag.
 

John Elkann e Sam Altman, l’uno di fronte all’altro, sono cristallizzati su poltrone fintamente scomode, davanti al pubblico sfrigolante dell’Italian Tech Week, la settimana della tecnologia di Torino. I due, amministratori delegati di Stellantis e OpenAI - 189,5 e 157 miliardi di dollari, il valore delle rispettive aziende- cazzeggiano tra loro. Fraseggiano timidi in una «fireside chat», in un’apparente «chiacchierata intorno al caminetto». In realtà, questo quadretto di fiammeggianti “visionari” (Altman lo è davvero, Elkann meno) risalente al 27 settembre scorso non solo potrebbe decidere una parte del nostro futuro; ma è pure l’immagine che, in questi giorni, uno spettatore attento dovrebbe rievocare alla luce dell’indagine Sogei. Indagine in corso che, di rimbalzo, tocca Andrea Stroppa l’uomo di Elon Musk in Italia, oggi sospettato da Repubblica, appunto, di crimini indicibili.

 

 

 

Talmente indicibili che, infatti, anche a leggere fino in fondo tutte le lenzuolate che lo riguardano be’, ’sti crimini mica vengono detti. Anzi, lo stesso articolista Giuliano Foschini riconosce che «sarà complicato, stando così le cose dimostrare una corruzione...» nei confronti dello Stroppa. Ma tant’è. È più importante focalizzarsi sul rapporto John/Sam, sui loro non-detti, sulle loro pacche sulle spalle, sui loro prossimi progetti, perché è proprio in questo scenario che si giustificano gli attacchi ferocissimi del quotidiano di Mario Orfeo a Elon Musk e a Giorgia Meloni.

 

PATTO SATELLITI

Soltanto ieri, ecco svettare ben due paginone dedicate al “Patto tra Palazzo Chigi e Musk sull’affare satelliti da 1,5 miliardi”, come titolava il quotidiano in riferimento alla copertura del satellite Starlink – fiore all’occhiello del patròn Tesla e all’impiego delle sua costellazione presso la nostra Difesa, la Farnesina e i Servizi segreti.
Le due pagine di Repubblica rivelerebbero un accordo tra l’Italia in difficoltà con i ritardi di Iri2, la rete satellitare europea e la tecnologica supercool di Musk, il tutto in un affare di due anni di commessa per un miliardo e mezzo di dollari.

 

 

 

Nulla di particolarmente segreto o minaccioso. Anzi, un passo avanti verso la sicurezza pubblica. Eppure, tra le righe, come spesso accade sulla pagine di Repubblica, pare allungarsi un’ombra di sospetto su un normale rapporto di stima consolidato da un futuro rapporto di lavoro tra lo Stato italiano e uno dei due più grandi imprenditori tecnologici del pianeta. “Due”, è plurale. Perché, se il primo genio delle tecnologia è Musk, il secondo è –guarda caso- Altman. Sicché sono abbastanza chiare le alleanze. Da un lato Giorgia e Elon. Dall’altro John e Sam che rivelano anche pubblicamente di avere progetti luminosi, insieme. Per esempio, il loro annuncio di un accordo tra Gedi, che edita Repubblica e OpenAI, il top dell’Intelligenza artificiale: ChatGpt potrà accedere ai contenuti editoriali del gruppo.

Eppoi c’è l’effetto Ferrari. Prima di salire sul palco torinese, appunto, Altman, tifosissimo delle Rossa, ha fatto un doveroso passaggio a Maranello, ospite di Ferrari. La società del Cavallino lo ha ammaliato per storia e tessuto industriale «per me è un’azienda iconica», ha detto Sam. E, da quanto emerso nello scambio di battute pubbliche, sembrerebbe che Elkann stia pensando di potenziare il Cavallino, sempre più la punta di diamante di Exor cassaforte degli Agnelli. E il pensiero, qui, è subito corso sia alle tecnologie di AI vocale, che consentirebbero di conversare in modo sempre più naturale col cruscotto dell’automobile, sia a quelle di gestione documentale che potrebbero rendere più efficiente il lavoro degli ingegneri. Tra l’altro Elkann ha dichiarato, entusiasta, di aver provato per due settimane, negli Stati Uniti, la nuova “modalità voce” di ChatGpt, in grado di rispondere in tempi più “umani” all’utente, «con una voce virtuale che può essere interrotta, che può ridere e sospirare, che può sussurrare e persino cantare. Mi auguro che arrivi anche in Europa».

 

 

 

SCOPO DI LUCRO

Il tutto pochi giorni dopo che Open AI aveva annunciato il passaggio da società no profit a società a scopo di lucro. Però. Però, a rileggere quel colloquio tra due manager non esattamente olivettiani, be’, si riscontra più di un parallelismo. Elkann vive con Stellantis una crisi che ha radici profonde, e che ha visto stravolgere il progetto originario industriale di Sergio Marchionne. Altman, più volte entrato e ri-uscito dalla società, ha dovuto subire tre mazzate: proprio nella notte dell’Italian Tech Week lo ha mollato Mira Murati, la Chief Technology Officer di OpenAI, assieme ad altri due ricercatori chiave dell’azienda, transfughi senza preavviso.

Prima era stato il turno di Ilya Sutskever, l’ex chief scientist dell’azienda, tra i principali artefici della tecnologia su cui si basa ChatGpt, fondatrice di una startup chiamata Safe Superintelligence «che intende sviluppare una IA sicura e allineata con i valori umani». E poi c’è stato Greg Brockman, ex presidente di OpenAI e a lungo braccio destro fidato di Altman, preso nel suo anno sabbatico. Open AI in migliore quotazione progressiva del pianeta. John e Sam. Sam e John. Un’alleanza d’acciaio. Tra l’altro, Sam è il peggior nemico di Elon il quale era stato il primo co-fondatore proprio di OpenAI. Il cerchio si chiude...

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