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Il Sole a picco, giornalisti in sciopero

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Perse 600 mila copie in un anno, stato di crisi ma Riotta tenta di assumere e la redazione si rivolta

Albina Perri
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di Francesco Specchia- In una Milano senza sole, al terzo piano della palazzina del Sole 24 Ore - in un ufficio dilatato come il proprio ego- il direttore Gianni Riotta se ne sta incupito sulle sue macerie come il Riccardo III shakespeariano prima della battaglia di Bosworth. Riotta è un uomo solo  -ma veramente solo- al comando. Ieri il suo quotidiano e il sito sono usciti senza le firme dei giornalisti. Un  atto di protesta “contro l'arroccamento del direttore e dell'azienda sull'assunzione dall'esterno di un giornalista con la qualifica di inviato multimediale”, con bocciatura del piano editoriale (che sfugge ancora ai più...) e minaccia di cinque giorni di sciopero tra  le costole del giornale che attraversa il suo periodo di peggior crisi. Mai successo. “Si tratta di una decisione unilaterale, presa in violazione (nel metodo e nel merito) dell'accordo sullo stato di crisi, firmato da cdr e azienda, che prevede il blocco del turn-over, con deroghe particolarissime valide solo dopo la consultazione del Cdr - che non c'è stata”, dichiara il cdr del Sole. arriva l'apocalisse In pratica, con l'accordo sullo stato di crisi per l'uscita di 31 giornalisti e l'utilizzo di contributi pubblici, il siculo-newyorkese Riotta ha pensato che fosse imprescindibile assumere l'ex Foglio Christian Rocca. Rocca, intendiamoci, è uno bravo. Ma la sua presenza, qui, ora è Robin Hood che ruba ai poveri. La situazione del Sole è un epicedio funebre. Ha chiuso il primo trimestre con una perdita netta di 6,4 milioni rispetto a un rosso di 4,2 dello scorso anno. Calano anche i ricavi a 123,2 milioni (-7,4%), la perdita, a dicembre 2009, è di 52 milioni. La posizione finanziaria netta è positiva grazie al collocamento in borsa dell' ex direttore De Bortoli, ma  le riserve, come le copie (si parla di -60mila in un anno) si stanno bruciando come fuochi fatui. L'anticamera dell'amministratore controllata; sempre che si riesca a trovare un commissario lacrime -e-sangue che “licenzi metà del personale, riduca del 50% gli stipendi a giornalisti e manager e rimuova l'inadeguato direttore”, denuncia un articolo del Wall Street Italia rivelatosi poi apocrifo ma inappuntabile. E questa apocalisse di carta impazza - sarà un caso- da quando Riotta, twittando come un forsennato e parlando tutto il giorno al telefonino in inglese con chissà chi, poggia le terga da columnist americano sulla poltrona dal (ex) primo giornale economico d'Italia. Ad essere onesti Riotta, voluto da Emma Marcegaglia che a sentire citare il Sole si tappa le orecchie, di economia non ci ha mai capito. Anzi. Spesso, durante le riunioni di redazione si vanta: «Sono entrato qui non sapendo nulla di economia, spero di uscire sapendone ancor meno». Pare sulla buona strada. Il paragone con Riccardo III, sanguinario egoriferito monarca del Bardo non è incongruo. uozz'america Leggende crepuscolari ammantano la figura riottesca in camicia bianca e camminata da Gianni Morandi. Pare che il direttore non veda nessuno e non si fidi di nessuno. Ha soffocato i suoi cronisti migliori e costretto a dispendiose fughe -per l'azienda- le  penne più stimate, come Paolo Madron inviato senza costrutto in giro per il mondo e censurato per aver rivelato retroscena sui nuovi assetti di Rcs, cioè per aver fatto il giornalista. In più ha tagliato i rapporti coi suoi stessi vicedirettori (la riunione per il mitico tabloid l'ha fatta da solo, con i grafici); evita come la peste di sfruculiare crisi, politica e finanza, tant'è che le notizie, ora, si trovano solo sul concorrente Mf; e ammonisce i redattori sull'importanza essenziale della politica estera, al punto da riempire la prima pagina con le toste analisi di Martin Wolf dal Financial Times. Un'idea letteraria del giornalismo. Se non fosse che i lettori del Sole, commercialisti, avvocati, piccoli e medi imprenditori non  avvezzi allo stile arioso da Columbia University sono incazzatissimi. E disertano le edicole. Inoltre se le notizie vanno da una parte, Riotta procede in senso opposto. Nel giorno dello scandalo dei preti pedofili il direttore riuscì ad intervistare il cardinal Martini sull'importanza di Twitter. Nulla sui preti. Solo per un buco così nella sua America qualsiasi cronista sarebbe sulla strada. Riotta, invece, sui buchi, specie all'azienda, si sta specializzando.

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