Nasce il PIQ per tutelare il Made in Italy
Il Prodotto Interno Qualità sarà il nuovo indice della bontà e redditività dell'eccellenza italiana
Rilanciare la qualità, tutelare il made in Italy e promuovere le eccellenze del Bel Paese è sempre stata la ricetta affermata dai produttori nostrani per uscire dalla crisi. Tuttavia dati, stime, grafici di redditività non hanno mai tenuto in considerazione l'aspetto della qualità; o almeno finora. Oggi, infatti, nel corso di un convegno a Roma è stato presentato il PIQ, il Prodotto Interno Qualità, una nuova misura dell'economia per leggere l'Italia e affrontare la crisi. Un cantiere e un laboratorio di pensiero, pensato da Symbola (insieme a Unioncamere, a esponenti del mondo scientifico, a oltre 150 esperti di settore e rappresentanti di Confindustria, Coldiretti, CNA, Confartigianato e Confcommercio). Lo strumento è volto a capire quanta parte dell'economia del nostro paese, e quindi del PIL, è riconducibile alla qualità e come tale può essere misurata e monetizzata. Un dato utile, insomma, per leggere meglio la situazione attuale e le tendenze in atto nel corso della crisi. E i primi dati elaborati dal nuovo strumento sono indicativi e si riferiscono al 2009. Il PIQ dello scorso anno, infatti, si attesta al 46,3% del PIL, per un valore non inferiore ai 430,5 miliardi di euro. Dall'analisi della ricerca emergono i settori industriali di punta, dove elevata è la presenza di qualità, come la chimica, la metalmeccanica, l'elettronica e i mezzi di trasporto, ma si segnalano positivamente anche attività "tradizionali" come il commercio e l'agricoltura. I settori del made in Italy si collocano invece intorno alla media, evidenziando però accentuazioni delle dimensioni qualitative relative allo sviluppo del prodotto/servizio (informatizzazione, sostenibilità ambientale, sicurezza sul lavoro).