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Nuova crisi di panico per i dazi di Donald

Il presidente americano minaccia tasse sulle importazioni al 50%. E dal primo giugno. Alla fine si dovrà trattare
di Sandro Iacometti sabato 24 maggio 2025

2' di lettura

Ci risiamo. Donald Trump spara di nuovo sui dazi, i mercati crollano e tanti, in attesa che la tempesta rientri, annunciano l’apocalisse dietro l’angolo. Il film è già visto, ma a quanto pare piace ancora. Anche perché il tycoon sa come rendere avvincente un remake. I dazi al 20% avevano terrorizzato la Ue prima della pausa? Ora l’asticella si alza al 50%, con decorrenza primo giugno. E, per aumentare un po’ la tensione, Trump ha poi aggiunto in serata dalla Casa Bianca che «non sta cercando un accordo» perché «la Ue ha trattato male gli Stati Uniti».

Le trattative in corso «non stanno andando da nessuna parte», ha tuonato in mattinata il presidente sul suo social Truth, comunicando l’ennesima minaccia (a cui si è aggiunta anche quella di tariffe del 25% per l'iPhone se Apple non lo produrrà negli Stati Uniti e, in serata, quella ad altri produttori di cellulari come Samsung).
La lista delle lamentele del presidente Usa è lunga e sostanzialmente nota: «L'Ue è stata creata con lo scopo primario di trarre vantaggio dagli Stati Uniti in termini commerciali, ed è molto difficile da gestire. Ha forti barriere commerciali, l'iva, sanzioni aziendali ridicole, barriere commerciali non monetarie, manipolazioni monetarie, cause legali ingiuste e ingiustificate contro le aziende americane», ha spiegato Trump per motivare la sua decisione di «raccomandare» dazi al 50%. Decisione, ribadita anche in serata, che piomba sul nuovo confronto negoziale tra il Commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, e uno dei due negoziatori americani, Jamieson Greer. E che è stata condita anche dalle parole del segretario al Tesoro Scott Bessent, secondo cui le proposte dell'Ue sui dazi «non sono buone e di qualità come quelle presentate da altri» Paesi. Ai microfoni di Fox Bessent ha ribadito come l'Ue ha un «problema di azione collettiva» con i singoli paesi che non sanno cosa l'Ue sta negoziando. L’annuncio di Trump, ha aggiunto, è una risposta al ritmo europeo nelle trattative.

Il risultato è la fotocopia di quanto accaduto il 2 aprile con il Liberation Day. Categorie produttive in tilt, opposizioni scatenate più che contro Trump contro Giorgia Meloni («Annuncio devastante, la premier lo fermi», ha detto Elly Schlein; «si è dimostrata inadeguata», ha aggiunto Giuseppe Conte) considerata responsabile di tutto ciò che fa la Casa Bianca.

La realtà è che tra una bordata e l’altra, a chi gli chiedeva quali azioni l'Ue potrebbe intraprendere per ricomporre la disputa commerciale con gli Usa, il presidente ha risposto, «vediamo che succede». Concetto che in pochi sembrano in grado di recepire. Ma qualcuno c’è. Persino a Bruxelles. «Le tattiche negoziali degli Usa sono diverse, manteniamo la calma», ha spiegato il commissario alla Difesa Andrius Kubilus. «La situazione è dinamica, il dialogo è in corso» gli ha fatto eco il rappresentante della presidenza di turno polacca.

Posizione che trova riscontro anche tra gli imprenditori. «Ci vuole calma», ha avvertito il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, mentre per Emma Marcegaglia «non è la fine del mondo, ma un altro mondo, l’Europa reagisca».

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