Stabilimenti vuoti, impianti congelati, in attesa di capire se avranno un futuro, ma soprattutto tagli al personale. Sia sotto forma di prepensionamenti, sia licenziamenti veri e propri. Il conto della transizione green per l’industria automobilistica europea è ben più salato del previsto. Mentre in Italia non si sono ancora spente le polemiche per il nuovo contratto di solidarietà scattato per i 2mila dipendenti dello stabilimento Stellantis di Termoli, dalla Germania arrivano i numeri del costo sociale della transizione nella filiera dell’auto.
A fare i conti è stata la Ey, società di consulenza, che ha elaborato i dati forniti da Destatis, l’Istat tedesco. I numeri sono pesanti. Nel corso dell’ultimo anno l’industria automobilistica tedesca ha tagliato un totale di circa 51.500 posizioni. Quasi il 7% della forza lavoro impiegata nel settore, mentre nell’intero settore industriale germanico la forza lavoro si è ridotta del 2,1%, con l’espulsione di 114mila lavoratori. La metà dei quali lavorava proprio nelle fabbriche automobilistiche.
OTTO TRIMESTRI IN CALO
La flessione si verifica in un contesto di calo del fatturato industriale, sceso del 2,1% nel secondo trimestre, inanellando l’ottavo calo consecutivo. Tutti i comparti, ad eccezione dell’elettronica, hanno registrato un calo delle vendite, con le case automobilistiche che si trovano ad affrontare una domanda di mercato molto debole, la concorrenza cinese e soprattutto la transizione ai veicoli elettrici. Non a caso i ricavi del settore automobilistico sono diminuiti dell’1,6%. L'industria tedesca è inoltre sotto pressione a causa degli elevati costi energetici, della burocrazia e delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti.
I dazi statunitensi e il crollo delle esportazioni verso la Cina hanno colpito duramente le case auto tedesche. I big, a cominciare da Mercedes-Benz, Volkswagen, Bosch, Continental, hanno annunciato programmi di riduzione dei costi, mentre la Porsche ha annunciato lunedì la chiusura della controllata Cellforce, specializzata nella produzione di batterie. La perdita di posti di lavoro non riguarda solo l’auto: meccanica e produzione di metalli hanno perso rispettivamente 17mila e 12mila posti di lavoro, mentre i settori chimico e farmaceutico sono rimasti sostanzialmente stabili.
COLPITI PURE I GIOVANI
Ma le espulsioni avvenute finora rischiano di essere soltanto l’aperitivo. Secondo la Ey è molto probabile che la tendenza continui, colpendo pure neolaureati e giovani ingegneri, che fra l’altro avranno minori opportunità di trovare in breve tempo un nuovo lavoro. Sempre secondo lo studio i settori automobilistico e dei macchinari stanno assumendo un numero molto inferiore di giovani rispetto agli anni scorsi.
«Assisteremo a un aumento della disoccupazione tra i laureati, cosa che in Germania non accadeva da molto tempo», spiega Jan Brorhilker, managing partner della Ey. Fra l’altro, proprio ieri, la Mercedes ha annunciato di aver ceduto la partecipazione che deteneva nel capitale della giapponese Nissan, pari al 3,8%, incassando 280 milioni di euro circa. Le due società avevano stretto un accordo nel 2010, quando a guidare il gruppo nipponico era l’ex amministratore delegato Carlos Ghosn. Il titolo Nissan ha perso circa il 28% dall’inizio dell’anno.