L’allarme di Confcommercio sulla desertificazione residenziale dei centri delle città, non può che preoccupare complessivamente il sistema socioeconomico, spingendo verso il basso l’offerta immobiliare e parimenti gli investimenti nei trasporti pubblici e alimentando l’insicurezza. Fino all’arrivo dell’e-commerce l’esercizio commerciale di ogni tipologia, ha rappresentato uno stimolo a vivere in rioni dove la vita disponeva di servizi che ne nutrivano il quotidiano e garantivano per ogni famiglia un riferimento sicuro del prodotto in offerta, dall’alimentare, all’abbigliamento, con i pubblici esercizi, bar e ristorante, a favorire l’integrazione per i ricambi residenziali.
Lo straordinario esempio del primo e secondo quadrilatero milanese rappresenta, seppur per un target di elevato standard economico, quanto siano fondamentali gli esercizi commerciali, riuscendo a fondere il residenziale con il turistico, ma anche il business. Stessa importanza rivestono i negozi, seppur con minor rilevanza e brillantezza, per il primo centro di ogni città capoluogo di provincia, anche se a differenza di Milano non dispongono di un secondo quadrilatero e sfociano subito nelle periferie dove la desertificazione dell’intero comparto commerciale diventa sempre più schiacciante. Rilanciarne la presenza appare sempre più difficile, sia nelle città ad alta vocazione turistica, che a bassa. Per le prime incidono sicuramente anche gli affitti brevi, i cui utilizzatori hanno esigenze molto diverse dai residenti. Per le altre è il modus vivendi dei residenti che vorrebbero avere il negozio di prossimità, ma poi punta sulla grande distribuzione e sull’e-commerce. I costi di esercizio dei piccoli e medi esercizi si sono moltiplicati, mentre gli introiti si sono sensibilmente alleggeriti, spingendo molti esercenti ad abbassare definitivamente la saracinesca, con chiusure a raffica. Sono i Comuni e le Regioni che dovrebbero correre ai ripari, dando corso ad una programmazione incentivante per mantenere o aprire nuovi esercizi.
Le associazioni di via hanno intensificato azioni mirate a ridare motivazioni attrattive da una parte per i residenti, dall’altra per dare motivazioni agli esercenti a mantenere le posizioni. Servirebbe un fisco nazionale premiante per le attività commerciali ubicate fuori dal primo e secondo centro delle grandi città, in grado di limitare la pressione al 15%, con i balzelli locali ad un massimo del 3 o 5%. Percentuali sostenibili per favorire sopravvivenza e nuove aperture. È importante però che anche banche e poste mantengano le posizioni, magari concentrandole in un’area più ampia, ma raggiungibile a piedi. Il valore immobiliare è sicuramente una componente primaria per i proprietari di abitazione ma anche di negozi, la cui presenza, come testimonia la ricerca di Confcommercio, ne favorisce la crescita, come fanno i trasporti pubblici efficienti e ben collegati. Una pianificazione che favorisca il residenziale stabile crea valore, ma è importante anche ricordarsi che il nostro paese ha un basso indice demografico e un alto livello di invecchiamento, quest’ultimo necessità di presenze e servizi. Il commercio fisico ne rappresenta un pilastro.




