A gennaio vendute 46 auto
L'Islanda in crisi economica
Non c'è che dire: in Islanda se la passano proprio male. Addirittura malissimo. Nel mese di gennaio sono state vendute in tutto quarantasei automobili. Il dato riassume, in una sola cifra, la gravità della crisi economica a Reykjavik. Il Paese sta correndo a tutta velocità verso il fallimento. Già la situazione era molto grave visto che a novembre e dicembre c'era stata una caduta della domanda del 92%. Le vendite si erano fermate a una settantina di automobili al mese. Con l'inizio dell'anno si sono ancora dimezzate. La ragione è abbastanza semplice: si stanno esaurendo gli ordini acquisiti nei mesi precedenti. Ora sono pochissimi i consumatori che si recano in concessionaria. Senza una svolta è presumibile che, nelle prossime settimane il carnet dei rivenditori resterà completamente bianco. Certo l'Islanda non è proprio un gran mercato per i fabbricanti d'auto. In periodi di normalità le immatricolazioni mensili non superavano le 1.500 unità. Dodici-tredicimila auto l'anno per una popolazione di 300 mila abitanti. Da ottobre la frenata. Le tre principali banche si sono indebitate per 7 miliardi di dollari che rappresentano circa un quarto del Pil nazionale. Il governo le ha nazionalizzate nel tentativo di salvarle. Ovviamente nella voragione sono cadute anche le casse dello Stato che, a sua volta aveva effettuato azzardatre speculazioni sui derivati. L'economia è crollata. Fino a ieri l'Islanda era uno dei Paesi più ricchi del mondo con un reddito pro-capite di 45 mila dollari l'anno (più del doppio dell'Italia). Adesso sembra una zattera alla deriva in mezzo all'oceano. Il governo conservatore si è dimesso. Il nuovo esecutivo è guidato dalla socialdemocratica Johanna Sigurdardottir immediatamente salita alla ribalta delle cronache mondiali per essere gay dichiarata. L'intervento degli organismi internazionali ha permesso all'Islanda di non affondare. Ora si parla di un possibile ingresso dell'euro per salvare la krona, la moneta nazionale, che si è svalutata dell'80%. I consumi, nel frattempo, si sono azzerati. Nino Sunseri