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'L'Altra Formazione' tra imprese, università e operatori di settore

Si riduce il confine tra studio e lavoro: il concetto di subordinazione tende verso quello di autonomia

Andrea Tempestini
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Ogni azienda è oggi spinta a gestire una sempre maggiore complessità e a perseguire l'eccellenza dei prodotti e dei servizi a fronte di un mercato sempre più esigente. Per far fronte a queste sfide non è sufficiente migliorare in modo indifferenziato le performance dei collaboratori in base alle mansioni svolte, ma occorre puntare allo sviluppo del potenziale di ogni singola risorsa. La formazione in aula, pur necessaria, è sempre più spesso affiancata da metodologie alternative: piani individuali, coaching, comunità di pratica, workout, mentoring, ecc. Si tratta di metodi di formazione “personal intensive” orientati ad uno sviluppo professionale al contempo più incisivo e più diffuso. In questo contesto, peraltro, l'Avviso 2/11 del Fondo Banche e Assicurazioni, apre nuove opportunità sulla formazione individuale nelle varie metodologie in cui essa è realizzabile. In che cosa, però, consistono questi metodi? Quali sono esattamente gli obiettivi che possiamo conseguire? In quali circostanze esprimono la massima efficacia? E quali esperienze stanno portando avanti le Academy dei gruppi assicurativi,bancari e industriali? Il Convegno “L'Altra Formazione” del prossimo 28 giugno intende creare un'occasione di confronto e di scambio su questi temi tra imprese, università e operatori del settore. Come spiega Sergio Carbone, direttore generale di Projectland, "negli ultimi decenni abbiamo assistito a delle trasformazioni che hanno profondamente mutato il contesto economico, le dinamiche di mercato, la fisionomia delle imprese dei paesi occidentali. I profondi mutamenti che hanno caratterizzato il sistema economico globale hanno inciso significativamente sull'organizzazione delle imprese e sul ruolo giocato all'interno di esse dai lavoratori. Le imprese sono sempre più spinte a gestire livelli crescenti di complessità e a perseguire l'eccellenza dei prodotti e dei servizi a fronte di un mercato sempre più esigente". "Il lavoro - continua Carbone - sta subendo delle trasformazioni radicali: tramonta il concetto di «posto» per lasciare spazio al lavoro discontinuo e di tipo professionale, le competenze dei lavoratori sono soggette ad un elevato grado di obsolescenza, si riduce il confine tra studio e lavoro, il lavoratore è chiamato sempre meno al lavoro per compiti e sempre più al lavoro per risultati attesi, il concetto di subordinazione tende verso quello di autonomia. Per il lavoratore assume rilevanza la sua capacità di acquisire e mantenere competenze aggiornate per essere mobile e “occupabile” sul mercato del lavoro. Si afferma, in sostanza, il ruolo delle persone come fattore competitivo determinante dell'impresa. Per tali ragioni, non è più sufficiente migliorare in modo indifferenziato le performance dei collaboratori in base alle mansioni svolte, ma occorre puntare allo sviluppo del potenziale di ogni singola risorsa ed a mantenerne aggiornate le competenze per tutto l'arco della vita lavorativa". "La formazione in aula - conclude il direttore generale -, pur necessaria, è sempre più spesso affiancata da metodologie alternative: coaching, comunità di pratica, workout, mentoring, ecc. Si tratta di metodi di formazione “personal intensive”, cioè orientati ad uno sviluppo professionale al contempo più incisivo e più diffuso. In questo contesto, peraltro, giocano un ruolo sempre più importante i Fondi Interprofessionali, offrendo alle imprese la possibilità di accedere a risorse finanziarie importanti per sostenere i propri budget e lo sviluppo delle risorse umane. I Fondi, tra l'altro, ispirati dalla logica della bilateralità, ossia della condivisione degli obiettivi formativi da parte dei datori di lavoro e delle organizzazioni sindacali, svolgono anche un ruolo di sintesi tra l'esigenza di competitività delle imprese e il mantenimento di elevati livelli di occupabilità dei lavoratori".

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