Caro presidente, giuri di tagliare le spese al Colle
Oggi il nuovo presidente della Repubblica si presenterà alle Camere ed è grande l'attesa per quel che dirà. Come è noto, perché in questi giorni ogni sua frase del passato è stata analizzata in lungo e in largo, l'uomo è di poche parole. Il suo primo discorso, quando gli è Stato comunicata l'avvenuta elezione, è Stato di diciassette parole in tutto. Del resto pur dilungandosi in lunghi sermoni non è che altri inquilini del Quirinale abbiano mai avuto molto da dire. Quasi sempre i loro sono stati pistolotti generici, parole che i capi dello Stato dispensavano agli italiani come i capifamiglia ai figli ormai cresciuti. Stai attento a non spendere troppo, cerca di non frequentare cattive compagnie e bada a dare il buon esempio. Da Scalfaro a Napolitano, tanto per rimanere agli ultimi che ci è toccato sorbirci, è stato un campionario di ovvietà e raccomandazioni, quasi sempre disattese, perché, come è noto, non tocca all'uomo del Colle governare, ma ai ministri, i quali rispondono al Parlamento e dunque ai partiti. C'è da supporre che anche Sergio Mattarella non si discosterà dalla linea di chi lo ha preceduto, elencando le sofferenze e le speranze degli italiani e invitando chi di dovere, cioè gli altri, a fare qualcosa. Sarà un discorso di buon senso, probabilmente anche condivisibile, ma la cui attuazione è demandata a terzi e i terzi come si sa non sempre usano il buon senso ma tendono a loro volta a scaricare su altri la propria responsabilità. Clicca qui, acquista una copia digitale di Libero e leggi l'editoriale di Maurizio Belpietro