Miliardi ai privilegiati, scatti negati a chi ne ha diritto
Allora, vediamo di riepilogare. Ieri Matteo Renzi ha promesso di pagare a rate e in parecchi mesi le somme che il governo aveva indebitamento trattenuto sulle pensioni. Arretrati che però non verranno liquidati a tutti gli aventi diritto, ma solo a chi riceve dall'Inps un assegno inferiore ai 2.500 lordi, vale a dire 1700-1800 netti. Perché non tutti i pensionati si vedranno rimborsata l'ingiusta decurtazione del vitalizio? Perché, nonostante la sentenza della Corte costituzionale valga per chiunque abbia subìto il taglio, il governo non ha i soldi. E poi, ha aggiunto il presidente del Consiglio, per una questione di equità. Par di capire che il premier non giudichi equa una pensione di 3500 euro lordi (2500 netti) e la raffronti con quelle da 500-600 euro. Gli argomenti usati dall'inquilino di Palazzo Chigi per negare il giusto rimborso a chi si è visto alleggerire l'assegno previdenziale meritano però qualche approfondimento. Il primo è semplice e si limita ad alcuni dati sulla spesa pensionistica. In Italia ci sono 16 milioni e mezzo di pensionati e circa 8,6 milioni (cioè il 52 per cento) percepiscono prestazioni totalmente o parzialmente a carico dello Stato. Di questi, circa la metà ricevono integrazioni al minimo, sono soggetti che in 66 anni di vita non sono riusciti a mettere insieme 15 anni di contributi previdenziali. Se ne deduce che chi prende la pensione al minimo è perché non l'ha pagata o ne ha pagato solo una parte. Che fa allora Renzi? Non rivaluta e non rimborsa la pensione a chi l'ha maturata per rendere equo il vitalizio incassato da chi la pensione non l'ha pagata? È questa la sua equità? Togliere a chi ha lavorato sodo per dare a chi ha battuto la fiacca o ha evaso contributi e tasse? Leggi l'editoriale integrale di Maurizio Belpietro in versione pdf