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I sondaggi dicono che il regno di Matteo Renzi può finire presto

Maurizio Belpietro
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Per molti Matteo Renzi è inevitabile come il raffreddore. Non serve vaccinarsi e neppure imbottirsi di pillole. Il malanno arriva, dura un tot di giorni e poi se ne va. Ecco, il presidente del Consiglio come un raffreddore sarebbe inevitabile. Inutile darsi da fare, inutile cercare di fermarlo, ormai c'è e durerà il periodo che deve durare. La tesi dei rassegnati ovviamente prende le mosse non solo dal consenso indubitabile raccolto dal premier, ma anche dall'assenza di alternativa. Messo fuori gioco dai giudici Silvio Berlusconi, il quale per la verità ha sulle spalle qualche errore e parecchi anni, all'orizzonte non si intravede un leader capace di contendere la poltrona al ducetto di Rignano. Non Beppe Grillo e neppure il suo discepolo Luigi Di Maio, il quale pur essendo il lato presentabile del grillismo ha i suoi guai dentro il movimento, perché gli altri non vedono di buon occhio la sua ascesa. Difficile immaginare anche un'alternativa con indosso le felpe della Lega e non perché Matteo Salvini non abbia lanciato temi molto popolari, che in breve gli hanno fatto conquistare un consenso che il Carroccio non ha mai avuto neppure nei tempi d'oro di Umberto Bossi. No, la ragione che spinge a non considerare il capo lumbard un possibile avversario nella sfida elettorale con Renzi è la diffidenza che ancora molti, soprattutto al Sud, nutrono nei suoi confronti. Piuttosto che votarlo molti si rassegnano a Renzi, anche nel centrodestra. Leggi l'editoriale di Maurizio Belpietro su Libero in edicola domenica 18 ottobre o acquista una copia digitale del quotidiano

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