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Grazie lettori di 'Libero': avete un cuore Giangrande così

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La vostra solidarietà è più forte della crisi. I soldi che avete versato sono un aiuto importante per il brigadiere ferito e la sua famiglia. E dimostrano che in questo Paese non tutto è perduto

Andrea Tempestini
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di Maurizio Belpietro @BelpietroTweet Sono trascorse tre settimane da quando Luigi Preiti, un uomo che non voleva fare i conti con i suoi fallimenti, decise di sparare a Giuseppe Giangrande. Invece di fare come tutti gli altri e di protestare la propria rabbia incatenandosi ai cancelli di un qualche palazzo, oppure di srotolare uno striscione o di darsi fuoco come disperatamente hanno fatto alcuni, Preiti puntò la sua arma contro il brigadiere in servizio di fronte a Palazzo Chigi. Un proiettile trapassò il collo del carabiniere, abbattendolo e lasciandolo immobile e sanguinante sui sampietrini, come una marionetta cui sono stati spezzati i fili. Da quel giorno di fine aprile, molte cose sono state dette o scritte. C'è chi ha cercato di giustificare il gesto di Preiti, attribuendolo alla crisi economica e alla disperazione che subentra in chi resta senza lavoro e senza futuro. C'è chi ha immaginato che ad armare la mano del manovale calabrese sia stato un burattinaio della 'ndrangheta o un grande vecchio della strategia della tensione. Ma ci sono soprattutto migliaia di persone che, prima ancora di capire perché Luigi Preiti avesse sparato a Giuseppe Giangrande, hanno deciso di aiutare quel servitore dello Stato colpito in piazza Colonna perché rappresentava le istituzioni. Quelle migliaia di persone siete voi, cari lettori di Libero, e io sento il dovere di ringraziarvi. Confesso: quando domenica 28 aprile i nostri capiredattori Francesco Borgonovo, Martino Cervo e Giuliano Zulin mi proposero di lanciare una sottoscrizione per il brigadiere colpito da Preiti, io esitai. E non perché non fossi convinto della necessità di aiutare un carabiniere cui avevano sparato a causa della divisa che aveva indosso. E neppure perché dubitassi della vostra generosità, che già in altre occasioni avete dimostrato essere grande. No, confesso che ho temuto gli effetti della recessione. Ero preoccupato cioè che la depressione dovuta alla riduzione dei posti di lavoro e alla preoccupazione del futuro frenasse l'entusiasmo e la voglia di aiutare un militare in lotta per la vita. La crisi tocca tutto e soprattutto la munificenza. Avevo perciò paura di raccogliere pochi spiccioli e di essere costretto a offrire a Giuseppe Giangrande poco più di una mancia. E invece il flusso di fondi in tre settimane è stato inarrestabile. Dieci, venti, cinquanta o diecimila euro: ogni giorno ognuno di voi ha contribuito senza interruzione. Piccole e grandi cifre sono affluite sul conto messo a disposizione dal nostro editore per aiutare Giuseppe Giangrande e ormai l'importo raccolto si avvia a raggiungere e forse superare i 300mila euro.  Un risultato importante. Una somma che non ci era stata donata a volte neppure in occasione di alluvioni o calamità naturali. La vicenda del brigadiere ferito e la testimonianza della figlia Martina, evidentemente hanno scosso gli animi e non solo il nostro. Quel servitore dello Stato da poco vedovo eppure così attaccato al proprio lavoro e alla vita e quella ragazza sola, così giovane e ciononostante così forte, hanno suscitato in noi e in tanti di voi una grande reazione. E io di tutto ciò a nome di Libero vi voglio ringraziare. I soldi che ci avete dato non solo sono un aiuto importante per Giuseppe Giangrande, che pur migliorando ogni giorno avrà bisogno di molte cure e di una costante assistenza. I soldi che avete versato via bonifico sono anche la prova che in questo Paese non tutto è perduto. Certo, negli ultimi anni abbiamo registrato una crisi che ha abbattuto il nostro potere d'acquisto e a causa delle tasse ci sentiamo tutti più poveri.  Ed è pur vero che tra corruzione e scandali ogni giorno abbiamo la sensazione di essere avviati a una regressione morale inarrestabile. Delitti, attentati, pazzi che prendono a picconate inermi cittadini e governi incapaci di reagire di fronte alla criminalità, al degrado e alla clandestinità. Ogni giorno, insomma, ha la sua pena. Ma fra tante cattive notizie, ce n'è anche qualcuna buona. E la solidarietà che voi avete dimostrato e dimostrate fa parte di queste. A ventuno giorni esatti dalla sparatoria di cui è rimasto vittima Giuseppe Giangrande non posso dirvi che il brigadiere tornerà a camminare e dunque farvi tirare un sospiro di sollievo. Non so se le cure lo faranno tornare quello di prima, restituendolo al suo lavoro. So solo che con il vostro aiuto e il vostro contributo un servitore dello Stato colpito perché rappresentava le istituzioni avrà le migliori cure. E questa, cari lettori di Libero, è una notizia da prima pagina, che meritate sia data nel modo giusto. Grazie. Continuate ad aiutarci e ad aiutare gli uomini per bene di questo Paese, ché se una riscossa ci sarà non potrà che partire da voi e da loro. Buona domenica.

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