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Vittorio Feltri avvisa Giorgia Meloni: "Non si vota neanche se crolla il Parlamento"

Gabriele Galluccio
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Giorgia Meloni dice al Corriere della sera: "Se cade l'esecutivo c'è solo il voto". Lo spero anche io, ma non ne sono convinto per un semplice motivo. Questa frase è stata ripetuta mille volte per quasi due anni e purtroppo finora si è rivelata una bufala. La politica italiana da tempo conferma la propria anomalia, cioè una sorta di incoerenza. La nostra dovrebbe essere una Repubblica parlamentare, in realtà è chiacchierona e inconcludente. Lancia propositi molto ambiziosi e che suscitano interesse, però rimangono lettera morta o, peggio, si trasformano in storpiature inaccettabili. La specialità della casa, poi, è quella di agire in maniera tale da consentire a deputati e senatori di menare il can per l'aia al solo scopo di rimanere incollati alla poltrona. Per approfondire leggi anche: "Salvini ha ragione, non può esistere la sacralità dell'aborto" È sempre stato così fin da epoche remote, eppure l'inclinazione dei politici a prendere per il culo l'elettore nell'ultimo decennio si è notevolmente accentuata, trasformando Montecitorio e Palazzo Madama in camere a gas dove ciascuno se ne infischia dei cittadini e pensa solamente a garantirsi la paga. Pertanto non si illuda la cara Giorgia: qualunque cosa accada nei prossimi giorni, la cosiddetta casta si inventerà fantasiosi stratagemmi per non mollare l'osso. Logica vorrebbe lo scioglimento delle assemblee, tuttavia prevale e prevarrà per mesi, forse di più, la volontà di non fare le valigie, a costo di ricorrere all'alambicco pur di tenere in piedi un governo, per quanto disgustoso. Questo è il mio timore che assomiglia a una certezza. Se rammento che Matteo Renzi, a seguito della sconfitta referendaria, si dimise avendo ricevuto la promessa di immediate consultazioni, e subito bidonato, poiché il suo posto a Palazzo Chigi fu preso con destrezza da Gentiloni, si rafforza in me la convinzione che bisognerebbe chiudere le istituzioni democratiche e riaprire i manicomi. Renzi fu sbullonato da quelli del suo partito, che lo odiavano, con la collaborazione di Berlusconi che sfasciò il patto del Nazareno. Sembra storia antica invece è recente e dimostra l'inaffidabilità del sistema. Ora il giovin fiorentino è tornato alla ribalta e minaccia di spezzare le reni a Conte. Gli auguro di riuscire nel nobile intento in quanto i funerali (metaforici) di certi premier mi mettono di buonumore. Ma un uccellino mi confida: quand'anche Peppino si togliesse dalle balle, il Quirinale, con rispetto parlando, escogiterebbe qualche trucco per prolungare la penosa agonia di un nuovo (vecchissimo) gabinetto di tortura capace di durare per un po'. A meno che i due Matteo, Salvini e Renzi, non tirino fuori un coniglio dal cilindro e cambino i costumi romani. Tuttavia sento che il mio è un ottimismo fondato sul sentimento e non sulla ragione. Vedremo. di Vittorio Feltri

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