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Flop Marino: Roma capitale del prelievo Irpef

Traffico in tilt per pioggia, nomine di amici e imposta sul reddito più alta d'Italia: per Ignazio bilancio disastroso

Matteo Legnani
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Sezione incapaci, capitolo due. Nei giorni scorsi ci siamo occupati di Enrico Letta, giovane di belle speranze e  pessimi risultati. Oggi tocca parlare di Ignazio Marino, sindaco ciclista che fin dal suo esordio diede prova di non saperci fare perché sbagliò clamorosamente la sostituzione del comandante dei vigili urbani della Capitale. Arrivato alla guida di Roma col piglio del chirurgo di successo, Marino prometteva di tagliare i vincoli che impedivano alla città eterna di decollare ai vertici delle metropoli internazionali. Ma appena eletto in Campidoglio, il primo taglio che Marino diede fu quello alla sua credibilità, nominando dopo tante chiacchiere sul merito uno che non aveva i titoli per guidare la polizia locale. Acqua passata, cui seguirono altre figuracce. Tuttavia, prima di rammentare gli incidenti di percorso del primo cittadino a pedali, converrà spiegare che cosa ci dà lo spunto di parlare del politico piddino in oggetto. Ieri il Messaggero, noto quotidiano della Capitale, annunciava che Roma, oltre ad avere una legge speciale in quanto capitale d'Italia, avrà anche una tassazione speciale, ovvero la più alta che si sia mai vista. La giunta Marino, non contenta di avere un'addizionale Irpef dello 0,9 per cento, superiore a quella massima dello 0,8 applicata da altri Comuni, ha deciso di aggiungere un altro aumento dello 0,3 per cento, portando dunque l'aliquota sui redditi all'1,2 per cento. Se si sommano le tasse comunali a quelle regionali (anche il Lazio applica aliquote record), nel complesso i romani pagheranno un'addizionale Irpef, cioè imposte che si sommeranno alla già elevatissima pressione fiscale esercitata dal governo, del 4,53 per cento. In pratica si tratta di un salasso, ossia di un prelievo che rappresenta circa un quarto delle tasse medie pagate dagli italiani. Naturalmente il sindaco con le ruote spiega la stangata addossando la colpa alle amministrazioni precedenti. E che i sindaci del passato non siano stati quelli che si chiamano primi cittadini oculati è un fatto, ma si dà il caso che gran parte del debito risalga ad amministrazioni a guida progressista, dato che, se si esclude una parentesi di cinque anni con Alemanno, Roma è stata amministrata per un ventennio da Rutelli e Veltroni. A ciò si aggiunge il fatto che Marino è sindaco ormai da quasi un anno e in un anno si fa in tempo anche a tagliare, non soltanto a tassare. Tuttavia, questa delle imposte sul reddito è solo l'ultima prova dell'inadeguatezza del sindaco con la pedivella. In poco tempo infatti il nostro si è fatto una solida fama di Cimabue, fai una cosa ne sbagli due. Non soltanto è scivolato appena entrato in Campidoglio sulla nomina del numero uno dei pizzardoni, ma quando si è trattato di sostituire l'amministratore dell'Ama, cioè della municipalizzata cittadina, ha toppato un'altra volta, mettendo un tizio già indagato per traffici illeciti. Bel colpo per un amministratore che delle nomine in base al curriculum ha fatto un suo cavallo di battaglia: designare alla guida dell'azienda dei rifiuti un manager sotto inchiesta per rifiuti abusivi è una medaglia non da poco. Non contento, il sindaco che prometteva di cambiare ha cambiato talmente tanto che il consiglio comunale per settimane non ha avuto nulla da fare e perfino qualche consigliere in crisi di coscienza si è posto il problema se ritirare o no lo stipendio. Nonostante la città avesse bisogno di interventi urgenti, Marino e la sua giunta se ne sono stati per mesi con le mani in mano, indecisi a tutto. Tra sindaco e assessori in più di un'occasione sono volati gli stracci: l'ultima volta è accaduto pochi giorni fa, quando la responsabile del Bilancio, in evidente dissenso con il primo cittadino, si è alzata e ha abbandonato una riunione. Si dirà: liti che capitano, ma con Marino capitano piuttosto spesso, segno evidente di uno stato di tensione non proprio comune in una squadra che dovrebbe essere unita. L'ultimo incidente dell'allegro chirurgo che vuole operare Roma risale ad appena una settimana fa ed è coinciso con le abbondanti precipitazioni. Per ore, anzi giorni, la Capitale è finita sott'acqua e interi quartieri sono stati allagati. Per fortuna non ci sono stati morti, ma che una metropoli sia alluvionata appena piove è cosa assai strana, prova che non solo si è costruito male, errore che non può certo essere attribuito all'attuale sindaco, ma anche che l'amministrazione comunale non libera tombini e fogne. Certo, pure Alemanno era finito nel mirino per un'abbondante nevicata, ma le nevicate su Roma sono un'eccezione mentre i piovaschi sono la regola. A seguito degli allagamenti, Marino è diventato lo zimbello di giornali e siti online, al punto che il quotidiano il Tempo l'ha ribattezzato Sottomarino e nei giorni scorsi gli ha consegnato pinne e maschera da sub. Insomma, più che un sindaco, la città eterna si ritrova un palombaro ciclista. Forse, per il bene di Roma, sarebbe il ora che il suo partito, il Pd, lo rimandasse in sala operatoria. Lì, ne siamo certi, farebbe meno danni. di Maurizio Belpietro @BelpietroTweet

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