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Cuba, niente processo ai giornalisti italiani: "Noi trattenuti 10 ore"

Ilaria Cavo e Fabio Tricarico (Mediaset), Domenico Pecile (Messaggero Veneto) e il fotoreporter Stefano Cavicchi (Corriere) restano "liberi ma a disposizione delle autorità"

Giulio Bucchi
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I quattro giornalisti italiani fermati a Cuba per in possesso di visto turistico e non di lavoro non debbono subire alcun processo. Lo chiariscono fonti della Farnesina, correggendo quanto riportato da altre fonti. I reporter Ilaria Cavo e Fabio Tricarico di Mediaset e Domenico Pecile del Messaggero Veneto si erano recati per un'inchiesta sul duplice omicidio di Lignano Sabbiadoro. Insieme a loro il fotografo del Corriere della Sera Stefano Cavicchi. Tutti "sono liberi ma a disposizione delle autorità", specificano fonti diplomatiche sul posto. La testimonianza - In una telefonata al Corriere.it è lo stesso Cavicchi a raccontare l'esperienza: "Siamo stati trattenuti per 10 ore in una caserma di Camaguey. Ci hanno spogliato di tutto, portato via i documenti e ripulito gli scatti e le riprese fatte. E' stato un blitz in grande stile, mi hanno prelevato" all'uscita della villetta dove si trova Reiver Laborde Rico, fratello 24enne e presunto complice di Lisandra, la giovane che ha confessato gli omicidi di Paolo Burgato e Rosetta Sostero del 19 agosto a Lignano. Il problema è nato dal visto turistico dei giornalisti italiani. "Sono entrati come turisti e poi hanno svolto irregolarmente il loro lavoro", hanno riferito alla Efe fonti diplomatiche italiane riportando una spiegazione delle autorità cubane. I tre cronisti hanno passato la notte a Camaguey, circa 550 km dall'Avana.

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