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Ue, il compromesso tra Renzi e la Merkel: correzione del deficit allo 0,3%, servono quasi 5 miliardi

Giulio Bucchi
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Alla fine l'intesa tra Roma e Bruxelles si dovrebbe chiudere sul più classico compromesso. Se la Commissione chiedeva un aggiustamento almeno dello 0,5% sul deficit strutturale e l'Italia nella legge di stabilità si è fermata allo 0,1%, sembra si chiuderà sulla via di mezzo dello 0,3%. Significa circa 4 miliardi e mezzo, quasi uno di più di quelli accantonati dal governo. Certo, poteva andare peggio. Se l'intesa è confermata, l'Italia eviterà la procedura di infrazione. Ma non è andata come si augurava il viceministro Enrico Morando ieri mattina, quando diceva che la posizione italiana era difendere fino alla fine lo 0,1% , certa delle «ottime ragioni» per cui lo si chiedeva. Va verso questo finale il primo match europeo di Renzi. Non è la svolta sperata, ma è un inizio. Per questo, uscito dalla riunione, ha vestito i panni del rottamatore in versione Ue: «L'Italia dà all'Unione europea ogni anno 20 miliardi e ne prende indietro una decina, è un Paese che ha forza e autorevolezza fuori discussione e non viene qui a prendere reprimende o lezioni ma per fare la sua parte». Il governo italiano «rispetta tutti, ma non si ferma davanti a nessuno». . «Quando a questi tavoli dico: “Occhio che la burocrazia rischia di distruggere l'Ue”, penso che sia il rischio più grande che abbiamo nei confronti dei nostri concittadini». Ci sono riunioni «che farebbero diventare euroscettici anche De Gasperi e Adenauer...». Per il resto, ha confermato che la «soluzione è vicina». Oggi il ministro Padoan dovrebbe spedire la lettera di risposta a quella inviata dalla Commissione. Nella trattativa tra Roma e Bruxelles gli argomenti fatti valere sono stati più di uno. Il primo è che il governo italiano, come ha ribadito anche ieri Renzi durante la riunione coi capi di governo, sta attuando, una dopo l'altra, le riforme strutturali che l'Europa ci ha sempre chiesto. Il margine di flessibilità richiesto serve proprio a finanziarie quelle riforme. Ma non c'è solo questo. Come spiega a Libero il senatore Giorgio Tonini, da poco membro della segreteria del Pd ed esperto di vicende europee, «la Francia è in clamorosa infrazione su tutto: ha sfondato il tetto 3% e sta faticando molto a fare le rifome. Dall'altra la Germania è già sotto procedura per eccesso di surplus, perché sta esportando troppo rispetto a quello che è consentito dai trattati. Se consentono alla Francia e alla Germania di fare quello che fanno e non all'Italia, sarebbe clamoroso». Per dirla in termini evangelici, «non si può guardare alla pagliuzza italiana e ignorare le travi francesi e tedesche». La soluzione di compromesso verso cui si va rispecchia anche la discussione che c'è stata ieri nel consiglio europe, dove le ragioni dei Paesi a favore di politiche di sviluppo si sono scontrate con quelle di chi, vedi la Germania, insiste sul rigore. L'Italia, ha detto Renzi, si rende conto dei propri problemi e del ritardo accumulato in questi anni nel fare le riforme. Ma facciamo attenzione perché qui si rischia di sottovalutare la crisi dell'Eurozona e la mancata ripresa. Gli Stati Uniti, ha fatto notare, hanno ripreso a crescere. Lo stesso i Paesi europei fuori dall'area euro. Di fronte a una situazione del genere, non ci si può preoccupare di uno 0,1%, che è suppergiù la stessa formula che poche ore prima aveva usato Giorgio Napolitano incontrando un gruppo di studenti al Quirinale. Francois Hollande ha fatto sponda a Renzi, dicendo che non si chiede di non rispettare le regole, ma di essere più flessibili sui tempi. Mentre il premier britannico David Cameron si è infuriato per la richiesta fatta alla Gran Bretagna di versare due miliardi in più nelle casse del bilancio comune (all'Italia, invece, toccano 340 milioni aggiuntivi). E ha detto di esser d'accordo con Renzi il quale avrebbe definito questo extra «un'arma letale». Espressione che il premier italiano ha smentito dicendo di aver parlato di «burocrazia». Quanto ad Angela Merkel, ha ricordato che bisogna stare attenti ai mercati. Se si allenta sul rigore, potrebbero esserci effetti negativi su quel fronte. Rivolgendosi a Renzi, si è augurata che l'Italia non ritorni nella situazione in cui si era trovata tre anni fa. Il vostro problema, avrebbe detto, è che non rispettate i patti, non potete continuare a fare debito. di Elisa Calessi

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