Papa Francesco sfida l'Isis: va a Sarajevo, la minaccia dei missili islamici
Papa Francesco arriva a Sarajevo, la Geusalemme dell'Est, città simbolo della convivenza religiosa ma anche della cieca violenza dei cecchini e dell'ignobile assedio durato 4 anni all'inizio degli anni '90 spezzato solo dall'eroica carovana di pace guidata dal vescovo Tonino Bello. Il viaggio sarà breve (il ritorno è previsto già in serata) ma molto intenso. E anche molto pericoloso. Ieri l'Isis ha fatto circolare sui siti web della galassia jihadista un video di 21 minuti con il quale i miliziani hanno rivolto un appello ad aspiranti combattenti bosniaci, albanesi e kosovari a unirsi allo Stato islamico e a "combattere i miscredenti". Le minacce - Il filmato è stato rilanciato dalla stampa locale che ha espresso preoccupazione per la visita del Papa. Si tratta del primo appello dello Stato islamico diretto agli islamisti dei Balcani, affichè prendano parte alla "guerra santa". Nel filmato, un albanese che si presenta come Abu Muqatil Al-Kosovo, annuncia "giorni terribili" per i "miscredenti" e minaccia di "arrivare con gli esplosivi". Un altro jihadista invita a "uccidere gli infedeli ovunque si trovino: fate esplodere le loro auto, avvelenate le loro bevande". I rischi - Il rischio maggiore, secondo le fonti di intelligence, verrebbe da circa 3000 estremisti islamici salafiti presenti in Bosnia. Secondo Balkan insight, sito di giornalismo investigativo, citato dal Giornale i rischi maggiori di attentato sono due: "Un attacco con un missile a spalla contro l'aereo papale e trappole esplosive lungo il tragitto della visita". Nel 1997, durante il viaggio a Sarajevo di Giovanni Paolo II, era stato trovato dell'esplosivo sotto un cavalcavia. Misure di sicurezza - L'allerta sicurezza è massima: le guardie del corpo di Papa Francesco sono in Bosnia già da una decina di giorni ed è stato controllato metro per metro il tragitto del papa dall'aeroporto al centro di Sarajevo. Vietato aprire le finestre o affacciarsi ai balconi. Tutte le strade sono state chiuse e i gli oltre 800 autobus dei pellegrini in arrivo da tutte la regione controllati. Chi ha il permesso di partecipare alla messa, prevista per le 11, allo stadio di Sarajevo si è dovuto presentare al ceck-in alle 6 del mattino.