Prodi, schiaffo a Re Giorgio. Colpa di Napolitano se oggi l'Isis avanza
Se i vertici dello Stato islamico stanno spostando tutte le proprie strutture di comando dalla Siria alla Libia, è grazie soprattutto ai pasticci creati dopo l'intervento militare nel Paese all'epoca nelle mani di Gheddafi. Una decisione che, secondo quanto ribadisce Romano Prodi sulle pagine del Fatto quotidiano fu voluta da chi governava in quel periodo, non solo Silvio Berlusconi, ma anche Giorgio Napolitano, per quanto il professore resta attento a non sbilanciarsi. L'espandersi dell'Isis nel Sinai e poi, attraverso l'Egitto, anche in Libia ha radici più lontane degli ultimi mesi. Quando Prodi era inviato per l'Onu alla ricerca di fondi per il Sahel, ricorda come l'unico paese deciso ad arginare gli estremisti islamici era stato addirittura l'Egitto governato dal movimento dei Fratelli musulmani. Nessun'altro Paese si voleva opporre all'intervento promosso dalla Francia di Nicolas Sarkozy e l'Italia si ritrovò in minoranza: "È incomprensibile e incompreso - ha aggiunto Prodi - come l'Italia abbia potuto prendere una decisione di quel tipo". Prodi lamenta come in quel periodo nessuno provò a chiedergli consiglio: "Mai stato consultato - ha detto - né prima né durante né dopo. Intanto in Siria le bombe russe colpiscono i mercati, case di civili...", Putin quindi sta sbagliando strategia: "I bombardamenti possono essere uno strumento provvisorio, ma non ricordo una volta in cui siano davvero serviti a porta la pace. E continuo a non capire perché si bombardano le città e non i pozzi e le auto-cisterne". Eppure basterebbe quello per assestare un colpo importante al Califfato: "L'Isis ha bilanci più floridi di molti Paesi arabi - ha chiarito l'ex premier - La metà di quella ricchezza arriva dal petrolio, il resto da estorsioni, traffico di esseri umani e dall'esercito di un'autorità statale. Poi ci sono i finanziamenti che passano per fondazioni dei paesi dell'area del Golfo Persico".