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Chi sapeva (prima) dell'attentato: Bechis scova un inquietante dossier

Alessandra Menzani
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Circa una settimana prima della tragica giornata vissuta ieri da Bruxelles i servizi segreti del Marocco hanno avvisato gli occidentali che era in preparazione una una nuova serie di clamorosi attentati nel cuore di Europa. Non è la prima volta che Rabat offre la sua collaborazione, e non è nemmeno la prima in cui i paesi occidentali che ricevono le informazioni le sottovalutano. Secondo le informazioni raccolte dai marocchini grazie a un informatore che vive vicino al confine fra Tunisia e Libia era in preparazione anche un' azione su obiettivi sensibili che avrebbero provocato conseguenze ancora più terribili di quelle che si sono viste (un attacco a una centrale nucleare), e non a caso ieri dopo gli attacchi all' aeroporto e alla metropolitana di Bruxelles, il governo belga ha disposto a metà giornata la messa in sicurezza di tutte le centrali nucleari del paese e l' evacuazione del personale dei siti di Doel e Tihange. Certo da sabato scorso il Marocco ha chiesto alla Royal Air Maroc e alle altre compagnie minori del paese di modificare le rotte tradizionali europee, cercando se possibile di evitare di sorvolare Belgio, Francia e Spagna. Anche i voli in partenza dagli scali italiani lunedì e ieri sono stati in genere ritardati e hanno seguito per raggiungere Casablanca o Rabat rotte non tradizionali, percorrendo il Mediterraneo, e passando su Tunisia e soprattutto sull' Algeria che solitamente veniva evitata. Anche i voli marocchini in partenza o in arrivo nell' Europa centrale, Belgio compreso, hanno preferito allargare le rotte e seguire quelle sul mare piuttosto che attraversare i vari paesi europei che secondo i loro servizi erano a rischio. Un decisione che confermerebbe dunque i timori del Marocco di un attacco a una centrale nucleare (altrimenti si sarebbero evitati gli scali interni, non il sorvolo di quelle zone). I servizi segreti marocchini sono in questo momento i più attendibili sul terrore jihadista, e in particolare sui movimenti dell' Isis e dei gruppi che fiancheggiano il califfato. Hanno la migliore capacità di infiltrazione in quelle cellule clandestine e spesso minuscole che sfuggono alla rete di intelligence tradizionale dei paesi europei. E soprattutto hanno bisogno di raccogliere informazioni e di combattere quel tipo di terrorismo perché rischiano di vederselo importare in casa. Il Marocco sembrava fino a qualche anno fa immune, e aveva fatto di tutto per scongiurare la nascita dell' islamismo radicale all' interno dei suoi confini. Proprio per questo Re Mohammed VI aveva dato i natali a una catena di scuole islamiche di Stato, dove si insegna come primo comandamento quello di "non uccidere il prossimo". Tutti gli Imam sono quindi controllati dal Regno del Marocco, e non viene consentito l' insegnamento dell' Islam a chi non abbia quei crismi ufficiali. Nonostante questa protezione d' origine, il radicalismo a cui si impedisce capillarmente di germogliare, riesce comunque a entrare in altro modo grazie alla rete di marocchini immigrati, spesso da più di una generazione. Sono i figli nati e cresciuti in Occidente o comunque emigrati da bambini a rappresentare la vera emergenza del Marocco. Indottrinati da Imam stranieri, hanno sposato le teorie jihaddiste, in alcuni casi sono andati ad arruolare le cellule sparse sul territorio europeo, e spesso rientrano nel paese di origine a cercare nuovi adepti. E' la vera emergenza nazionale, e l' unico modo di affrontarla è proprio il lavoro capillare dell' intelligence marocchina. Che il Marocco sia la fonte informativa più organizzata sulla rete terroristica Isis è dimostrato anche dal fatto che ieri proprio i servizi segreti di Rabat abbiano diffuso a poche ore dall' attentato foto e identikit dei 5 sospettati degli attentati di Bruxelles, alcuni dei quali erano appunto di origine marocchina come lo è pure l' ultima primula rossa delle stragi parigine del 13 novembre: il trentunenne Mohamed Abrini, che le polizie d' Europa inseguono senza riuscire a trovarne alcuna traccia. Abrini, nato in Marocco e trasferitosi in Francia da bambino, era riparato pochi anni dopo, ancora minorenne come l' amico Salah Abdeslam a Bruxelles, nel quartiere di Molenbeek dove faceva ufficialmente il garzone di una boulangerie. Prima della diffusione di quelle foto segnaletiche dei possibili terroristi dell' aeroporto e della metropolitana ieri a fine mattinata si è tenuto all' aeroporto di Casablanca un vertice di polizia, gendarmeria e servizi di sicurezza del paese. Dalle prime informazioni circolate sembra che stessero preparando una operazione per individuare un pericoloso capo jihaddista che con un passaporto falso era partito dalla Turchia fermandosi per qualche tempo a Sirte, in Libia, dove è entrato in contatto con miliziani del califfato, e da lì appunto avrebbe dovuto raggiungere il Marocco. Per questo negli aeroporti del Regno e in particolare a Casablanca dove era atteso, sono state approntate eccezionali misure di sicurezza. di Franco Bechis @FrancoBechis

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