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La nipote nera del boia nazista"Mio nonno mi avrebbe sparato"

Jennifer Teege

Jennifer Teege ha scoperto a 38 anni di essere la nipote di Amon Göth, "il macellaio di Cracovia"

Nicoletta Orlandi Posti
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"Amon. Mio nonno mi avrebbe sparato", è il titolo del libro (edizioni Rowohlt) che Jennifer Teege ha scritto con grande sofferenza. Lei, dal colore della pelle ambrato, figlia di una tedesca e di un nigeriano, ha scoperto a 38 anni di essere la nipote di un assassino nazista. Suo nonno era Amon Göth, uno degli efferati delfini di Hitler, fra i principali responsabili dell'Olocausto: il "macellaio di Plaszów" nemmeno in punto di morte mostrò rimorso tanto che le sue ultime parole furono: "Heil Hitler". Una storia di famiglia che pesa come un macigno nella vita di Jennifer tanto che il libro che ha scritto è stato vissuto come un racconto di liberazione. "Non ero sicura chi ero: solo Jennifer o Jennifer, la nipote di Amon Göth? Ogni volta che leggo qualcosa su mio nonno è come entrare in una stanza degli orrori", ha detto Jennifer alla stampa tedesca che ha recensito il volume. La parte più difficile del suo cammino, rivela il Corsera, per trovare la verità l'ha incontrata in Israele, dove ha studiato per alcuni anni e dove ha trovato degli amici. "Non avevo il coraggio di svelare il mio passato, troppa era la mia paura delle loro reazioni". Tuttavia, a differenza della madre che ha taciuto quel segreto, Jennifer si è voluta aprire: "Non c'è un peccato originale. Ognuno ha il diritto ad una propria biografia". Dalle compagne in Israele è stata accolta a braccia aperte: "Dimentica Amon Göth - le ha detto un'amica - Tu per noi sei Jenny!". Per Jenny, però, venire a sapere la storia di suo nonno ha fatto tanto male e ricorda con dolore quel giorno in cui il mondo le cadde addosso. Cinque anni fa, il destino ha voluto che la donna di Amburgo scoprisse per caso in una libreria un volume che racconta di persone a lei note, della sua famiglia biologica. Sfogliando il libro riconosce la madre Monika, figlia di Amon Göth, il responsabile della morte di migliaia di persone. Per Jennifer, cresciuta in un orfanotrofio e poi in una famiglia adottiva, è uno choc. Jennifer, madre di due figli adolescenti, piomba in una crisi profonda. Si affida a psicologi, trova le forze per incontrare la madre, viaggia in Polonia e Israele e cerca tracce di quel terrificante passato. Visita la ex villa dove il nonno visse con la compagna Ruth Irene - la nonna di Jennifer -, il Museo di Schindler e l'ex ghetto ebraico. "Ogni verità è meglio del silenzio", ha poi ammesso.

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